Francesco Bacone

Francis Bacon o, in italiano, Francesco Bacone (Londra, 22 gennaio 1561 – Londra, 9 aprile 1626) è stato un filosofo, politico e saggista inglese.

Formatosi con studi di legge e giurisprudenza, divenne un sostenitore e strenuo difensore della rivoluzione scientifica senza essere uno scienziato. Vissuto alla corte inglese, fu nominato Lord Cancelliere sotto il regno di Giacomo I Stuart, ma in seguito a una condanna per corruzione fu costretto a ritirarsi a vita privata e dedicarsi esclusivamente ai suoi studi. Morì infatti di polmonite, proprio mentre si dedicava ad esperimenti naturalistici riguardanti gli effetti del rigido freddo invernale. Nei suoi scritti filosofici si dipana una complessa metodologia scientifica, spesso indicata con il suo nome (metodo baconiano).

Sir Francis Bacon è il filosofo empirista della rivoluzione scientifica che ha incentrato la sua riflessione nella ricerca di un metodo di conoscenza della natura che possiamo definire scientifico, nel senso che vuole essere ripetibile, parte dall'osservazione della natura e come la scienza è volto al suo dominio per ricavarne applicazioni utili per il genere umano come erano quelle dell'età industriale.

Riprendendo le idee dei pensatori del '400 italiani (fra i quali Leonardo da Vinci), Francis Bacon teorizza che l'osservazione della natura deve essere praticata compilando una tabula presentiae e una tabula absentiae in proximitate in cui si mettono per iscritto i dati di temperatura, oggetti anche nel dettaglio di sostanze chimiche e altri fattori ambientali presenti e assenti in un dato momento in cui si è ottenuto un fenomeno di cui si cerca di scoprire i fattori favorevoli e poi la causa determinante.

Se il fenomeno si manifesta sia in presenza che in assenza di un dato fattore presunto, allora il fattore che è rilevato nel contesto è ininfluente. Se il fenomeno muta d'intensità, in presenza del fattore, ma si manifesta anche in sua assenza, ciò significa che il fattore condiziona il fenomeno ma non ne è ancora la causa.

L'obiettivo dell'analisi è trovare quel fattore la cui presenza è condizione necessaria (anche se non sufficiente) del fenomeno stesso, almeno questo è quanto si direbbe oggi.

La filosofia naturale si distingue in due parti: quella speculativa, che riguarda la ricerca delle cause dei fenomeni naturali, e quella pratica che si occupa della produzione degli effetti. La parte speculativa, a sua volta, si divide in fisica e metafisica: la fisica "indaga e tratta le cause materiali ed efficienti; la metafisica studia le cause finali e formali".

Senza conoscere una causa sufficiente non si potrà riprodurre il fenomeno e nemmeno conoscerlo: un attributo se sarà presente in un oggetto, non necessariamente diventerà visibile e conoscibile, stimolato l'oggetto con la causa necessaria di quell'attributo; altrimenti se non si manifesta, ciò non vorrà dire che l'oggetto non possiede tale attributo.

Con una causa sufficiente (anche se non necessaria) si può replicare il fenomeno e se non si manifesta nell'oggetto stimolato da quella causa escluderne la possibilità in quel caso. Bacone passò la vita a cercare un esperimento che chiamò "istanza cruciale" (experimentum crucis), tale da interrogare la natura in modo da costringerla a risponderci sì o no, come dicevano i naturalisti italiani.

Il suo metodo anticipa quello galileiano che dimostrerà come occorra un approccio quantitativo con equazioni e misure per trovare delle condizioni necessarie e/o sufficienti per conoscere i fenomeni e replicare quelli a noi più utili (e non soltanto qualitativo con tabule presentiae ed absentiae, ancora oggi utilizzate negli esperimenti dove è importante indicare le condizioni ambientali in cui avviene la misura).

Nella pars construens del "Novum Organum", Bacone cerca di dare una teorizzazione del ragionamento induttivo, più esatta di quella già accennata da Aristotele. Infatti, l'induzione aristotelica, o induzione per enumerazione semplice, passa troppo presto dai casi particolari ai princìpi generali. Conclude, cioè, troppo precipitosamente, procedendo per semplice enumerazione. Ad es., dalle osservazioni particolari che questo cigno è bianco, che quest’altro è bianco, e che quest’altro ancora è sempre bianco, passa subito alla conclusione generale che tutti i cigni sono bianchi. Ma i dati raccolti per enumerazione semplice possono essere sempre falsificati da esempi successivi (per es., nel nostro caso, dalla constatazione futura dell'esistenza di un cigno nero). La pars construens del metodo baconiano è invece l'induzione vera, cioè non l'induzione per enumerazione semplice, ma quella per esclusione degli elementi inessenziali a un fenomeno, e per scelta di quelli essenziali. Quello che Bacone vuole scoprire con l'induzione vera è la legge dei fenomeni. Sennonché questa legge è ancora concepita da Bacone aristotelicamente come "forma" (o "essenza", o "causa", o "natura") del fenomeno studiato, e non, come farà Galileo, come relazione quantitativa, di tipo matematico. In altre parole, la forma di un fenomeno (per es., del calore) è intesa, più o meno alla maniera di Aristotele, come il complesso delle qualità essenziali del fenomeno stesso, ossia come ciò che lo fa essere quello che è. Più precisamente, Bacone intende per forma il principio interno che spiega la costituzione, la struttura del fenomeno, ma che spiega anche il suo sviluppo, cioè la sua generazione e produzione. Il grave limite di Bacone consiste dunque nel fissare la sua attenzione sugli aspetti qualitativi del fenomeno studiato, mentre la scienza moderna si interessa solo dei suoi aspetti quantitativi, di quelli, cioè che, appunto perché quantitativi, possono essere espressi in una formula matematica.

Bacone presuppone l'esistenza di idola, cioè di pregiudizi che impediscono una reale concezione della natura. Egli identifica cinque tipi di idola:

Idola tribus,condizionamento sociale,comuni a tutta la specie;

Idola specus, pregiudizi che appartengono al nostro inconscio,propri di ciascun individuo,dipendenti dalla sua educazione,dal suo stato sociale,dalle sue abitudini e dal caso;

siamo portati a proiettare negli altri noi stessi, non siamo obbiettivi.

Idola fori, derivanti dalla "piazza", cioè dal linguaggio e dai suoi equivoci; molte parole non hanno alcun significato, non corrispondono a nulla di reale ( quasi tutte quelle usate dai filosofi come P.M.I ecc.).

Idola Theatri, pregiudizi che derivano dalle dottrine del passato (paragonate a mondi fittizi o a scene teatrali). Bacon ripensa alla storia della filosofia. idola che egli suddivide in tre specie: sofistica, empirica e superstiziosa;

Idola scholae, consistenti nel porre cieca fiducia in regole come il sillogismo a scapito del giudizio personale.

Della filosofia sofistica egli attacca Aristotele perché cercò di dare più una descrizione delle cose che andare alla ricerca della loro verità; della filosofia empirica egli attacca Gilbert e gli alchimisti, perché spiegano le cose per mezzo di ristretti esperimenti; della filosofia "superstiziosa", cioè quella che si fonde con la teologia, egli attacca Pitagora e Platone.

L'induzione vera proposta da Bacone può anche definirsi la "dottrina delle tavole". Secondo Bacone, infatti, quando vogliamo studiare la natura di un certo fenomeno fisico, dobbiamo far uso di tre tavole: la tavola della presenza (tabula praesentiae), la tavola dell'assenza (tabula absentiae in proximitate) e la tavola dei gradi (tabula graduum).

Nella tavola della presenza sono raccolti tutti i casi positivi, cioè tutti i casi in cui il fenomeno si verifica (per es., tutti i casi in cui appare il calore, comunque prodotto, dal sole, dal fuoco, dai fulmini, per strofinamento, ecc).

Nella tavola dell'assenza sono raccolti tutti i casi in cui il fenomeno non ha luogo, mentre si sarebbe creduto di trovarlo (per es. nel caso dei raggi della luna, della luce delle stelle, dei fuochi fatui, dei fuochi di Sant’Elmo, che sono fenomeni di fosforescenza marina, ecc.).

Nella tavola dei gradi, infine, sono presenti i gradi in cui il fenomeno aumenta e diminuisce (ad es., si dovrà porre attenzione al variare del calore nello stesso corpo in ambienti diversi o in particolari condizioni).

Dopo aver effettuato l'analisi e la comparazione dei risultati segnati nelle tre tavole, possiamo senz’altro tentare una interpretazione iniziale o vindemiatio prima, ossia "prima vendemmia"; in altre parole, le tavole consentono una prima ipotesi sulla forma cercata. Questa prima ipotesi procede per esclusione e per scelta. Lo scienziato esclude (cioè scarta) come forma del fenomeno le caratteristiche mancanti nella prima tavola, presenti nei corpi nella seconda, e che non risultano decrescenti col decrescere dell'intensità del fenomeno, o viceversa. Lo scienziato, invece, sceglie come causa del fenomeno una natura sempre presente nella prima tavola, sempre mancante nella seconda, e con variazioni correlate a quelle del fenomeno nella terza. Nel caso del calore, si può ipotizzare che la causa del fenomeno sia il movimento, non di tutto il corpo, ma delle sue parti, e piuttosto rapido. Il movimento, infatti, si trova quando il caldo è presente, manca quando il caldo è assente, aumenta o diminuisce a seconda della maggiore o minore intensità del calore. La causa del calore non può essere, invece, la luce, perché la luce è presente nella tavola dell'assenza.

L'ipotesi va poi verificata con gli esperimenti. Bacone propone ben 27 tipi diversi di esperimenti e pone al culmine l'esperimento cruciale ("experimentum crucis"), il cui nome deriva dalle croci erette nei bivi. Quando, dopo aver vagliato le tavole, ci troviamo di fronte a due ipotesi ugualmente fondate, l'esperimento cruciale ci toglie dall'incertezza, perché dimostra vera una delle due ipotesi, e falsa l'altra. Esempi di problemi che richiedono l'esperimento cruciale sono la teoria della rotazione o meno della Terra intorno al Sole, le teorie sul peso dei corpi, ecc. Consideriamo, per es., quest’ultimo problema. Ecco il bivio: o i corpi pesanti tendono al centro della Terra per la loro stessa natura, cioè per una qualità intrinseca, come voleva Aristotele, o sono attratti dalla forza della massa terrestre. Se fosse vera la prima ipotesi, un corpo dovrebbe avere sempre lo stesso peso; invece, se fosse vera la seconda ipotesi, un corpo dovrebbe pesare di più avvicinandosi al centro della Terra, e di meno allontanandosene. Ed ecco l'esperimento cruciale: si prendano due orologi, uno con contrappesi di piombo e l'altro a molla. Si accerti che le loro lancette si muovano alla stessa velocità. Si ponga il primo in cima a un luogo altissimo, e l'altro a terra. Se è vera l'ipotesi che il peso dipende dalla forza di gravità, l'orologio piazzato in alto si muoverà più lentamente, a causa della diminuita forza di attrazione terrestre.

 

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Tratto da: Francesco Bacone. Wikipedia, L'enciclopedia libera.