Bernard Berenson

Bernard Berenson nato Bernhard Valvrojenski (Butrimonys, 26 giugno 1865 – Settignano, 6 ottobre 1959) è stato uno storico dell'arte statunitense.

Contribuì alla definizione dell'Italia in generale e di Firenze in particolare come culla dell'arte.

Nacque da una famiglia ebrea in Lituania. Il padre, Alberto, emigrò a Boston nel 1875 assumendo il cognome Berenson.

Laureatosi ad Harvard nel 1887, dove conobbe Isabella Stewart Gardner, si trasferì in Europa con una borsa di studio della stessa Gardner e qui maturò la sua vocazione per la critica e la storia dell'arte. Durante il periodo europeo visiterà le maggiori collezioni artistiche. Si innamora dell'Italia e durante i primi anni del 1900 comprerà una villa nei pressi di Settignano. La Villa Tatti è tutt'oggi sede della collezione di opere d'arte, fotografie e libri raccolti da Berenson.

Incominciò facendo concorrenza alle guide ufficiali nei musei, e ben presto si fece una fama di conoscitore e di esperto in perizie di arte antica.

Nel 1895, in occasione di una mostra di dipinti veneti provenienti da collezioni private, pubblicò una specie di emendamento al catalogo ufficiale: di 33 Tiziano esposti ne riconobbe autentico uno soltanto, rifiutò 18 Giorgione, e così via.

Intanto continuò a pubblicare le sue opere: attività che proseguì fino al giorno della morte, nella famosa Villa I Tatti presso Firenze dove, ormai famoso in tutto il mondo come il più grande conoscitore d'arte italiana, viveva come un "tiranno benevolo".

La grande importanza di Berenson risiede soprattutto nei canoni critici da lui proposti nei lavori sui pittori fiorentini (1886) e sui pittori italiani del Rinascimento (1932), canoni critici basati sul riconoscimento nell'opera d'arte di "valori tattili" e di "valori di movimento".

Berenson fu anche il primo ad apprezzare ed a sostenere l'Impressionismo di Cézanne e di Matisse, dando così un contributo inestimabile ad una corretta valutazione di questa esperienza dell'arte contemporanea.

I suoi studi partono da una costatazione ben precisa ereditata dalla concezione artistica di Morelli: lo studio dell'opera d'arte non si deve limitare allo studio soggettivo del singolo conoscitore ma deve essere arricchito con una serie di materiali. Berenson sostiene che i materiali si dividono in:

documenti contemporanei
documenti letterari
l'opera d'arte

Lo studio di Berenson si basa sui piccoli particolari che l'opera può regalare allo spettatore. Per questo sostiene che ci sono una serie di particolari anatomici che aiutano a distinguere un dato artista da un 'altro, in quanto in questi piccolezze l'artista segue di meno le caratteristiche formali del tempo per dare più spazio alla propria soggettività. In questo modo ne risulta che gli elementi che si possono prendere in considerazione per la ricerca artistica sono i capelli, le mani, i piedi e le ambientazioni naturali.

 

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Tratto da: Bernard Berenson. Wikipedia, L'enciclopedia libera.