Henri Louis Bergson

Henri Louis Bergson (Parigi, 18 ottobre 1859 – Auteuil, 4 gennaio 1941) è stato un filosofo francese, fu voce autorevole in patria, massimo esponente dello Spiritualismo ottocentesco. Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927.

Nacque a Parigi in rue Lamartine, non lontano dall'Opera. Discendeva da una importante famiglia ebraica polacca, con sangue inglese nel ramo materno. La sua famiglia visse a Londra per alcuni anni dopo la sua nascita ed egli familiarizzò presto con la lingua inglese. Prima di compiere nove anni, i suoi genitori passarono la Manica e si stabilirono in Francia; Henri fu naturalizzato cittadino della Repubblica.

La vita di Bergson fu quella tranquilla e senza grandi eventi di un professore francese; i maggiori punti di riferimento in essa sono la pubblicazione dei suoi quattro principali lavori: il primo nel 1889, l'Essai sur les données immédiates de la conscience (Saggio sui dati immediati della coscienza), quindi Matière et Memoire (Materia e Memoria) nel 1896, L'Evolution créatrice (L'evoluzione creatrice) nel 1907 e infine Les deux sources de la morale et de la religion (Le due fonti della Morale e della Religione) nel 1932.

A Parigi dal 1868 al 1878 Bergson frequentò il liceo Fontaine, ora conosciuto come liceo Condorcet. Durante quegli anni vinse un premio per un suo lavoro scientifico e un altro, diciottenne, per la soluzione di un problema matematico. Questo successe nel 1877: la sua soluzione fu pubblicata l'anno seguente negli Annales de Mathématiques. Esso è di qualche interesse essendo il suo primo lavoro pubblicato. Dopo qualche esitazione sulla sua carriera, se questa dovesse svilupparsi nel campo scientifico o negli studi umanistici, egli decise per la seconda opzione e a diciannove anni entrò nella famosa École Normale Supérieure (ove conobbe e divenne amico di Pierre Janet). Qui conseguì il diploma di Licence-ès-Lettres, a questo seguì il concorso per professore associato di filosofia nel 1881.

Lo stesso anno ricevette un incarico da insegnante al liceo di Angers, la vecchia capitale dell'Anjou. Due anni dopo si stabilì al liceo Blaise Pascal di Clermont-Ferrand, capitale del dipartimento del Puy-de-Dôme.

In "Durata e Simultaneità" polemizzò con alcune elaborazioni filosofiche - specie di ambiente francese - sui risultati ottenuti da Albert Einstein nella teoria della relatività. Einstein sosteneva che il tempo è relativo al sistema di riferimento e più è elevata la velocità di un sistema rispetto all'osservatore, più il tempo in tale sistema rallenterà dal punto di vista dell'osservatore. Bergson sosteneva che il tempo non è una retta di tanti punti contigui, ma un istante che cresce su sé stesso sovrapponendosi agli altri. Einstein, intervistato su queste opposizioni, rispose "che Dio lo perdoni".

L'anno successivo al suo arrivo a Clermont-Ferrand, Bergson diede esempio delle sue capacità nelle scienze umanistiche pubblicando una eccellente edizione di estratti da Lucrezio, con uno studio critico del testo e della filosofia del poeta (1884), un'opera le cui ripetute riedizioni sono prova sufficiente della sua importanza nel promuovere lo studio dei classici presso i giovani francesi. Oltre a insegnare e a tenere lezioni universitarie nella regione dell'Auvergne, Bergson trovava il tempo per gli studi personali e la stesura di opere originali. Era impegnato con il suo Essai sur les données immediates de la conscience. Questo trattato fu consegnato, insieme a una breve tesi in latino su Aristotele, per il diploma di Docteur-ès-Lettres, a cui fu ammesso dalla Università di Parigi nel 1889. L'opera fu pubblicata nello stesso anno da Felix Alcan, l'editore parigino, nella sua collana La Bibliothèque de philosophie contemporaine.

È interessante notare che Bergson dedicò questo volume a Jules Lachelier, allora ministro della pubblica istruzione, che era un ardente discepolo di Félix Ravaisson e autore di una piuttosto importante opera filosofica: Du fondement de l'Induction (Sul fondamento della Induzione, 1871). Lachelier tentava di "sostituire ovunque la forza all'inerzia, la vita alla morte e la libertà al fatalismo." (Nota: Lachelier era nato nel 1832, Ravaisson nel 1813. Bergson doveva molto a entrambi questi insegnanti della École Normale Supérieure. Si veda per esempio il suo discorso in memoria di Ravaisson, che morì nel 1900).

Nel primo capitolo del Saggio sui dati immediati della coscienza Bergson polemizza con le psicologie di marca positivistica, che misuravano l'intensità di una sensazione sulla base dell'intensità dell'eccitazione periferica. La misurazione dell'intensità era il frutto dell'intrusione di categorie spaziali: quello che veniva misurato era secondo Bergson funzione del numero di muscoli coinvolti nella reazione. Sulle stesse basi –spiega Bergson nel II capitolo – viene costruito il concetto di "tempo" omogeneo misurabile, a cui Bergson contrappone una durata interiore che è accrescimento qualitativo continuo, dunque refrattario ad ogni forma di misurazione. Questa durata ha come tratto essenziale il vissuto affettivo che la caratterizza, e riesce realizzare l'apparente paradosso del cambiamento continuo nella conservazione. Da questa durata che cementa l'identità personale, nasce nel terzo capitolo l'atto libero, al di là delle ricostruzioni logiche posticce in cui esso veniva intrappolato sia dai seguaci del determinismo che dagli apparenti difensori della libertà.

Bergson si era allora stabilito a Parigi; dopo aver insegnato per qualche mese al Collegio Municipale, noto come il College Rollin, ricevette un incarico al liceo Henri-Quatre, dove rimase per otto anni. Nel 1896 pubblicò la sua seconda grande opera, intitolata Matière et Mémoire. Questa opera, piuttosto difficile ma brillante, investiga la funzione del cervello, intraprende una analisi della percezione e della memoria, portando a una attenta considerazione dei problemi sulla relazione tra corpo e mente. Bergson passò anni di ricerca prima di pubblicare ognuna delle sue tre grandi opere. Questo è specialmente vero per Matière et Memoire, dove egli mostra una familiarità molto profonda con la notevole quantità di ricerche mediche che erano state compiute in quegli anni, per la quale alla Francia è giustamente attribuito un rilevante merito.

Materia e memoria si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo, Bergson mostra come la percezione pura, isolata dagli apporti della memoria, si riduca a un taglio del tutto teorico sulla realtà, secondo le linee convenzionali della nostra possibilità di azione. A questo punto (II e III capitolo), Bergson analizza il rapporto concreto fra percezione e memoria, passando in rassegna un’impressionante mole di dati sperimentali. L'interazione fra il dato afferente e la proiezione dei ricordi su di esso si configura come un circuito, in cui il dato viene arricchito di apporti interiori che ne personalizzano la percezione. Alla fine, il criterio pragmatico dell'utilità è responsabile dell'evocazione di un determinato ricordo, che non è mai puro ma è "impregnato" di percezione. Il dualismo fra percezione estensiva e ricordo spirituale si risolve nell'ultimo capitolo in una metafisica dei differenti livelli di realtà, che è la teoria della percezione secondo la contrazione a differenti ritmi di durata dell'universo. Bergson approda dunque ad una concezione vibratoria e ondulatoria della materia in evidente contiguità con gli esiti della fisica del tempo, che viene poi contratta dalla nostra memoria in chiave pragmatica.

Nel 1898 Bergson divenne Maître de conférences presso la sua Alma Mater, l'Ecole Normale Supérieure, e fu in seguito promosso al ruolo di professore. L'anno 1900 lo vide professore al Collège de France, dove accettò la cattedra di filosofia greca, succedendo a Charles L'Eveque.

Al Primo Congresso Internazionale di Filosofia, tenutosi a Parigi dall'1 al 5 agosto 1900, Bergson lesse un breve, ma importante, articolo Sur les origines psychologiques de notre croyance à la loi de causalité (Sulle origini psicologiche della nostra credenza alla legge della causalità). Nel 1901 Felix Alcan pubblicò un lavoro che era precedentemente apparso nella Revue de Paris, intitolato Le rire (Il riso), una delle più importanti produzioni minori di Bergson. I principali meccanismi di produzione del comico vi vengono indagati nell'ottica del ritrovamento di tratti meccnici e ripettitivi laddove ci si aspettava grazia, sveltezza e unicità vivente e vitale. Questo trattato sul significato del "comico" era basato su una lezione che aveva tenuto tempo prima nell'Auvergne. L'analisi di questo lavoro è essenziale per la comprensione delle opinioni di Bergson sulla vita; notevoli sono i suoi passi a proposito del ruolo dell'artistico nella vita. L'artista riesce ad avere una conoscenza disinteressata di una fetta di realtà proprio in virtù della sua distrazione dalla vita pratica.

Nel 1901 Bergson venne eletto alla Académie des Sciences morales et politiques e divenne un membro dell'Istituto. Nel 1903 fu pubblicato dalla Revue de metaphysique et de morale un suo articolo molto importante intitolato Introduction à la metaphysique (Introduzione alla Metafisica), che è utile come prefazione allo studio delle sue tre opere maggiori.

Alla morte di Gabriel Tarde, l'eminente sociologo, nel 1904, Bergson gli successe alla Cattedra di Filosofia Moderna. Dal 4 all'8 settembre di quell'anno era a Ginevra ad assistere al Secondo Congresso Internazionale di Filosofia, dove tenne relazioni su Le Paralogisme psycho-physiologique, o, per citare il suo nuovo titolo, Le Cerveau et la Pensée: une illusion philosophique (Il Cervello e il Pensiero: una illusione filosofica). Una malattia gli impedì di visitare la Germania per assistere al Terzo Congresso Internazionale di Filosofia tenutosi a Heidelberg.

Il suo terzo grande lavoro, L'Evolution créatrice, apparve nel 1907, ed è senza dubbio il più conosciuto e il più discusso. Costituisce uno dei contributi più profondi e originali alla riflessione filosofica sulla teoria della evoluzione. "Un livre comme L'Evolution créatrice," osserva Imbart de la Tour, "n'est pas seulement une oeuvre, mais une date, celle d'une direction nouvelle imprimée à la pensée." (Un libro come L'Evoluzione Creatrice non è solo un'opera ma anche una data, quella di una nuova direzione impressa al pensiero). Nel 1918, Alcan, l'editore, aveva già pubblicato ventuno edizioni, tenendo una media di due edizioni all'anno per dieci anni. A seguito della pubblicazione di quest'opera, la popolarità di Bergson aumentò enormemente, non solo negli ambienti accademici ma anche nel grande pubblico di lettori generici.

Il testo presenta l'evoluzione come una creazione continua senza una teleologia, in analogia con la durata personale. Lo "slancio vitale" sarebbe la forza che muove la vita, come adattamento dinamico all'ambiente, in una dialettica fra la vita e le forme in cui la cristallizzazione in una specie definita è sempre una sconfitta per il movimento della vita. Notevole la critica ai concetti e alle idee di "nulla" e "disordine", considerati fra i responsabili dell'incomprensione per la vita così concepita, da parte dell'intelligenza concettuale.

Bergson arrivò a Londra nel 1908 e rese visita a William James, il filosofo americano di Harvard, che era più anziano di Bergson di diciassette anni e che era attivo nel richiamare l'attenzione del pubblico anglo-americano sul lavoro del professore francese. Questo fu un interessante incontro e troviamo le impressioni di James su Bergson nelle sue Lettere, sotto la data del 4 ottobre 1908. "Un uomo così modesto e senza pretese ma intellettualmente un tale genio! Ho il più fermo sospetto che la tendenza che egli ha messo a fuoco finirà col prevalere, e che la presente epoca sarà una sorta di punto di svolta nella storia della filosofia".

Fin dal 1880 James aveva scritto un articolo in francese per il periodico La Critique philosophique, di Renouvier e Pillon, intitolato Le Sentiment de l'Effort. Quattro anni dopo vi apparvero due suoi articoli: "Mente: Che cos'è una Emozione?" e "Su qualche Omissione della Psicologia Introspettiva". Di questi articoli i primi due furono citati da Bergson nella sua opera del 1889, Les données immédiates de la conscience. Negli anni seguenti 1890-91 furono pubblicati i due volumi dell'opera monumentale di James, I Princìpi della Psicologia, nella quale fa riferimento a un fenomeno patologico osservato da Bergson. Alcuni autori, considerando esclusivamente queste date e trascurando il fatto che l'indagine di James era in corso fin dal 1870 (di cui era stata tenuta traccia di tanto in tanto con vari articoli che culminarono con "I Princìpi"), hanno erroneamente datato le idee di Bergson come antecedenti a quelle di James.

Si è ipotizzato che Bergson debba le idee base del suo primo libro all'articolo del 1884 di James, "Su qualche Omissione della Psicologia Introspettiva", che non cita e non mette tra i riferimenti. Questo articolo si occupa della concezione del pensiero come flusso di coscienza, che l'intelletto distorce organizzandolo in concetti. Bergson ribatté a questa insinuazione negando che egli avesse alcuna conoscenza dell'articolo di James quando scrisse Les données immédiates de la conscience. Sembra che i due pensatori abbiano progredito in modo indipendente quasi fino alla fine del secolo. Le loro posizioni intellettuali sono più lontane di quanto spesso si pensi. Entrambi sono riusciti ad attrarre pubblico molto oltre la sfera puramente accademica, ma solo nel loro reciproco rifiuto, in definitiva, dell'"intellettualismo" c'è una vera consonanza. Sebbene James fosse leggermente più avanti nello sviluppo e nell'enunciazione delle sue idee, confessò di essere stato spiazzato da molte delle idee di Bergson. Certamente James trascurava molti degli aspetti più profondamente metafisici del pensiero di Bergson, che non si armonizzavano con il proprio, e erano anzi in palese contraddizione. Oltre a questo, Bergson non era un pragmatico - per lui l'"utilità", lungi dall'essere una verifica della verità, è piuttosto l'inverso, un sinonimo di errore.

Nonostante ciò, William James salutò Bergson come un alleato. Nel 1903 egli scrisse: "Ho riletto i libri di Bergson e non ho letto nulla da anni che abbia così eccitato e stimolato i miei pensieri. Sono sicuro che quella filosofia abbia un grande futuro, rompe i vecchi schemi e porta le cose in una soluzione in cui possono ritrovarsi nuovi cristalli". Gli omaggi più notevoli che tributò a Bergson furono quelli nelle Hibbert Lectures (Un Universo Pluralistico), che James tenne al Manchester College di Oxford, poco dopo aver incontrato Bergson a Londra. Egli faceva notare l'incoraggiamento che aveva ricevuto dal pensiero di Bergson e esprimeva la fiducia che aveva nel "potersi appoggiare all'autorità di Bergson".

L'influenza di Bergson lo portò a "rinunciare al metodo intellettualista e alla nozione corrente che la logica è una misura adeguata di ciò che può o non può essere". Lo indusse inoltre a "abbandonare la logica, fermamente e irrevocabilmente" come metodo, poiché aveva scoperto che "la realtà, la vita, l'esperienza, la concretezza, l'immediatezza, usate la parola che volete, va oltre la nostra logica, la sommerge e la circonda".

Naturalmente, queste osservazioni, che apparvero in un libro nel 1909, orientarono molti lettori inglesi e americani a indagare la filosofia di Bergson. Questo era reso difficile dal fatto che i suoi più importanti lavori non erano stati tradotti in inglese. James, tuttavia, incoraggiò e aiutò Arthur Mitchell nella sua preparazione della traduzione inglese di L'Evolution créatrice. Nell'agosto 1910 James morì. Era sua intenzione, se fosse vissuto abbastanza per vedere il completamento della traduzione, di proporla al pubblico di lettori inglesi con una nota in prefazione di apprezzamento. Nell'anno seguente la traduzione fu completata e questo portò a un ancora più grande interesse verso Bergson e il suo lavoro. Per coincidenza, in quello stesso anno (1911), Bergson scrisse, per la traduzione francese del libro di James, "Pragmatism", una prefazione di sedici pagine, intitolata Vérité et Realité. In essa espresse simpatia e apprezzamento per il lavoro di James, associati a certe importanti riserve.

In aprile (dal 5 all'11) Bergson seguì il Quarto Congresso Internazionale di Filosofia svoltosi in Italia, a Bologna, dove tenne un brillante discorso su L'Intuition philosophique. In risposta agli inviti ricevuti, tornò ancora in Inghilterra nel maggio di quell'anno e rese diverse altre successive visite all'Inghilterra. Queste visite furono sempre eventi speciali e furono segnate da importanti dichiarazioni. Molti di questi contengono contributi significativi al pensiero e gettarono nuova luce su molti passaggi delle sue tre grandi opere: Trattato sui Dati Immediati della Coscienza, Materia e Memoria, e l'Evoluzione Creatrice. Sebbene fossero in genere affermazioni necessariamente brevi, esse erano più recenti dei suoi libri e così mostrarono come questo acuto pensatore potesse sviluppare e arricchire il suo pensiero e approfittare di simili opportunità per chiarificare al pubblico inglese i princìpi fondamentali della sua filosofia.

Bergson visitò la University of Oxford, dove tenne due lezioni intitolate La Perception du Changement (La Percezione del Cambiamento), che furono pubblicate in francese nello stesso anno dalla Clarendon Press. Bergson aveva il dono di una esposizione lucida e concisa, quando l'occasione lo richiedeva, e queste lezioni sul Cambiamento formarono un ottimo riassunto o breve trattato sui princìpi fondamentali del suo pensiero e fornirono agli studenti o al pubblico dei lettori generici una eccellente introduzione allo studio dei suoi più ponderosi volumi. Oxford rese l'onore al suo notevole visitatore conferendogli il titolo di Dottore.

Due giorni dopo egli tenne la "lezione Huxley" alla Università di Birmingham, prendendo come argomento La Vita e la Coscienza. Questa apparve in seguito nel The Hibbert Journal (Ottobre 1911), e, riveduta in seguito, costituisce il primo trattato nella raccolta L'Energie spirituelle. In ottobre egli fu di nuovo in Inghilterra, dove ricevette una accoglienza entusiasta, e tenne al University College London quattro lezioni su La Nature de l'Ame.

Nel 1913 visitò gli Stati Uniti, su invito della Columbia University di New York, e tenne lezioni in diverse città statunitensi, dove fu accolto da un vasto pubblico di ascoltatori. Nel febbraio, alla Columbia University, tenne lezione sia in francese che in inglese, vertendo sugli argomenti: Spiritualité et Liberté e il Metodo della Filosofia. Di nuovo in Inghilterra nel maggio dello stesso anno, accettò la presidenza della Society for Psychical Research, tenendo presso la Società un memorabile discorso: Fantômes des Vivants et Recherche psychique (Fantasmi dei Viventi e Ricerca psichica).

Nel frattempo, la sua popolarità aumentava e traduzioni delle sue opere iniziarono ad apparire in diverse lingue: inglese, tedesco, italiano, danese, svedese, ungherese, polacco e russo. Nel 1914 i suoi concittadini gli tributarono l'onore di eleggerlo membro della Académie française. Divenne inoltre presidente della Académie des Sciences morales et politiques e infine ufficiale della Légion d'honneur e ufficiale della Instruction publique.

Bergson ebbe seguaci di diversi generi, in Francia movimenti come il Neocattolicesimo o il modernismo da una parte e il Sindacalismo dall'altra, si sforzarono di assorbire e di fare proprie, per i loro scopi anche di propaganda, alcune delle idee centrali del suo insegnamento. L'importante organo teorico socialista e sindacalista, Le Mouvement socialiste, suggerì che il realismo di Karl Marx e Pierre-Joseph Proudhon è ostile a ogni forma di intellettualismo e che, quindi, i sostenitori del socialismo marxiano avrebbero dovuto accogliere bene una filosofia come quella di Bergson. Altri autori si sforzarono di trovare consonanze tra la Cattedra di Filosofia del Collège de France con gli obiettivi della Confederation Générale du Travail. Si affermò che c'è armonia tra il flauto della meditazione filosofica personale e la tromba della rivoluzione sociale.

Mentre i rivoluzionari sociali stavano cercando di ottenere il massimo dalle idee di Bergson, molte autorità del pensiero religioso, particolarmente i teologi più liberali di ogni credo, cioè in Francia i Modernisti e il Partito Neocattolico, mostrarono un profondo interesse per i suoi scritti e molti di loro cercarono di trovare nelle sue opere incoraggiamento e stimolo. La Chiesa cattolica, tuttavia, che credeva ancora che la filosofia definitiva fosse stata raggiunta dalle opere di Tommaso d'Aquino nel tredicesimo secolo e conseguentemente aveva adottato quella filosofia medievale come la propria dottrina ufficiale, ortodossa e dogmatica, arrivò a bandire tre libri di Bergson ponendoli all'Indice dei libri proibiti (Decreto del 1 giugno 1914).

Nel 1914, le Università scozzesi organizzarono l'esposizione, da parte di Bergson, delle famose Lezioni Gifford e un corso di insegnamento fu previsto per la primavera e un altro per l'autunno. Il primo corso, consistente in undici lezioni, dal nome Il Problema della Personalità, fu tenuto alla Università di Edimburgo nella primavera di quell'anno. Il corso di lezioni previsto per l'autunno fu invece abbandonato a causa dello scoppio della guerra. Bergson, tuttavia, non rimase in silenzio durante il conflitto. Tenne invece diversi discorsi rendendosi parte attiva della propaganda di guerra ("bourrage de crane") di cui Barrès si era reso campione. Questo aspetto della sua carriera non verrà, giustamente, risparmiato da filosofi quali Politzer (neLa fine di una parata filosofica. Il bergsonismo) e, più tardi, Sartre e Merleau-Ponty (La guerre a eu lieu, nel primo numero de "Les temps modernes", 1945). Risale al 4 novembre 1914 l'articolo La force qui s'use et celle qui ne s'use pas (La forza che si consuma e quella che non si consuma), che apparve ne Le Bulletin des Armees de la Republique Française. Un discorso presidenziale tenuto nel dicembre 1914 alla Académie des sciences morales et politiques aveva come titolo La Significance de la Guerre.

Bergson contribuì alla pubblicazione da parte del The Daily Telegraph in onore del Re del Belgio, del Libro di Re Alberto (Natale 1914). Nel 1915 fu sostituito nel ruolo di presidente della Académie des Sciences morales et politiques da Alexandre Ribot, e fece dunque un discorso sull'evoluzione dell'Imperialismo tedesco. Nel frattempo trovò il tempo di soddisfare la richiesta del Ministro della Pubblica Istruzione di realizzare un ottimo riassunto della filosofia francese. Bergson fece un gran numero di viaggi e letture in America durante la guerra. Era lì quando la Missione Francese con a capo Viviani fece una visita nell'aprile e nel maggio del 1917, che fece seguire l'entrata in guerra dell'America. Il libro di Viviani La Mission française en Amérique (1917), contiene un'introduzione di Bergson.

All'inizio del 1918 egli fu ufficialmente accolto dalla Académie française, prendendo il suo posto tra i "Quaranta immortali" come successore di Emile Ollivier, l'autore della vasta e notevole opera storica L'Empire libéral. Una sessione fu tenuta in gennaio in suo onore durante la quale tenne un discorso su Ollivier. Nella guerra, Bergson vide il conflitto della Mente e della Materia, o piuttosto della Vita e del Meccanismo; così mostra l'idea centrale della sua filosofia in azione. A nessun altro filosofo è mai successo, durante la sua vita, di avere i suoi princìpi filosofici provati così vividamente e così terribilmente.

Poiché molti scritti di Bergson per le riviste francesi non erano facilmente accessibili, egli acconsentì alla richiesta di suoi amici che questi articoli fossero riuniti e pubblicati in due volumi. Il primo di questi era in programma quando scoppiò la guerra. Il volume apparve solo alla fine delle ostilità, nel 1919. Esso ha come titolo L'Energie spirituelle: Essais et Conférences (L'Energia Spirituale: Trattati e Lezioni). Il volume si apre con la Lezione Huxley del 1911, Vita e Coscienza, in una forma rivista e sviluppata, con il titolo di Coscienza e Vita. Vi sono manifestati segni dell'interesse crescente di Bergson per l'etica sociale e per l'idea di una vita futura di sopravvivenza personale. È inclusa anche la lezione tenuta di fronte alla Society for Psychical Research così come quella tenuta in Francia, L'Ame et le Corps, che contiene la sostanza delle quattro lezioni londinesi sull'Anima. Il settimo e ultimo articolo è una ristampa della famosa lezione di Bergson al Congresso di Filosofia a Ginevra nel 1904, Le paralogisme psycho-physiologique (Il paralogismo psico-fisiologico), che ora è pubblicato come Le Cerveau et la Pensee: une illusion philosophique. Altri articoli sono sul Falso Riconoscimento, sui Sogni, e sullo Sforzo Intellettuale. Il volume fu molto ben accolto e servì a riunire ciò che Bergson scrisse sulla forza mentale e sulla sua visione della "tensione" e "distensione" in quanto applicate alla relazione tra materia e mente.

Nel giugno 1920 l'Università di Cambridge gli rese l'onore del titolo di Dottore in Lettere. Per poter dedicare tutto il suo tempo alla nuova grande opera che stava preparando sull'etica, la religione e la sociologia, Bergson ebbe una dispensa dei suoi doveri legati alla Cattedra di Filosofia Moderna al Collège de France. Mantenne la cattedra ma non tenne più lezioni; in questo fu sostituito dal suo allievo prediletto Edouard Le Roy. Vivendo con la moglie e la figlia in una modesta casa in una via tranquilla vicino alla Porte d'Auteuil a Parigi, Henri Bergson vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1927.

Nonostante soffrisse a partire dal 1925 di reumatismi paralizzanti, a causa dei quali dovette abbandonare gradualmente alcuni dei sue molti incarichi, pubblicò nel 1932 e nel 1934 i suoi due nuovi grandi lavori Les Deux Sources de la morale et de la religion (Le due Fonti della religione e della Morale) e 'La 'Pensée et le mouvant (Il Pensiero e il Movimento), che estesero le sue teorie filosofiche ai campi della morale, della religione e dell'arte.

A una società chiusa basata sull'obbedienza all'autorità e cementata dalla credenza dei dogmi della religione statica, Bergson contrappone una società aperta che è continuo superamento della forma cristallizzata, e si estende all'intera umanità animata dalla spinta mistica d'amore della religione dinamica. Essa non è mai raggiungibile, ma resta come un asintoto orientativo. La distinzione fra società chiusa e società aperta verrà ripresa da Karl Popper nell'opera "La società aperta e i suoi nemici".

Nonostante la malattia fisica egli mantenne saldi i propri valori fondamentali fino alla fine della sua vita; di particolare rilievo morale fu la sua scelta di rinunciare a tutte le cariche e onori che gli erano stati precedentemente attribuiti piuttosto che accettare di essere una eccezione alle leggi antisemitiche imposte dal governo di Vichy. Inoltre, sebbene desiderasse convertirsi al Cattolicesimo, vi rinunciò per solidarietà ai suoi correligionari ebrei verso i quali era cominciata in Germania la persecuzione nazista. Infatti, nel suo testamento, redatto nel 1937, il filosofo scriveva: "Le mie riflessioni mi hanno portato sempre più vicino al cattolicesimo dove vedo l'inveramento completo del giudaismo. Mi sarei convertito se non avessi visto prepararsi da anni l'immane ondata d'antisemitismo che s'infrangerà sul mondo. Ho voluto restare fra quelli che saranno domani perseguitati". Per sua richiesta, fu un prete cattolico a recitare le preghiere al suo funerale. Henri Bergson è sepolto nel cimitero di Garches, Hauts-de-Seine.

 

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Tratto da: Henri Louis Bergson. Wikipedia, L'enciclopedia libera.