Epitteto

Epitteto (Ierapoli, 50 – Nicopoli d'Epiro, 120) è stato un filosofo greco antico, esponente dello stoicismo.

Le notizie certe che si hanno sulla vita di Epitteto sono molto poche. Quasi tutti gli studiosi sono comunque concordi nel fissarne la nascita intorno al 50 d.C. e la morte intorno al 120 d.C. Egli visse dunque sotto l’impero di Nerone, dei Flavi, di Traiano e di Adriano. Furono suoi contemporanei anche Stazio, Tacito, Svetonio, Plinio il giovane e Plutarco.

È certo che fosse nato nella città di Ierapoli, in Frigia. Attualmente questa città si chiama Pamukkale ed è in territorio turco. Dell’antica città sussistono tuttora abbondanti e assai interessanti rovine. È anche certo che Epitteto fosse di madre schiava e che, nato schiavo lui stesso, tale sia rimasto per molti anni. Fu poi comperato da Epafrodito, il potente e ricchissimo segretario di Nerone, essendo al cui servizio ebbe modo di frequentare le lezioni di Gaio Musonio Rufo, certamente il più celebre filosofo stoico di quegli anni.

Pare che Epitteto fosse di salute cagionevole e tutti concordano nel ritenere che fosse zoppo. Sulle cause di questo suo difetto fisico le opinioni sono però contrastanti. Essendo egli schiavo, alcuni accettano la versione che lo fa risalire ai maltrattamenti subiti da parte di un padrone. Altri propendono a credere che fosse il risultato di una malattia reumatica.

La condizione di schiavo di Epitteto non andò comunque oltre gli anni 85-90 d.C. Quando infatti l’imperatore Domiziano, in quegli anni, bandì da Roma tutti i filosofi, anche Epitteto fu colpito dal provvedimento. Ciò significa che a quel tempo Epitteto non soltanto era di condizione libera ma ricopriva un ruolo socialmente distinto. In seguito al bando di Domiziano, Epitteto lasciò per sempre Roma e si stabilì in Epiro, nella piccola città greca di Nicopoli. Qui si dedicò all’insegnamento, aprendo una scuola che fu molto frequentata ed ebbe grande successo. È anche possibile che egli abbia compiuto uno o più viaggi ad Olimpia e ad Atene.

Epitteto non ebbe figli ma in tarda età prese con sé una donna che badasse all’allevamento di un bambino che egli aveva adottato. Supremamente indifferente alla gloria letteraria, Epitteto, come Socrate, non si curò mai di scrivere dei libri. Tuttavia un suo discepolo di nome Flavio Arriano, che poi divenne un noto scrittore e una personalità politica di notevole rilievo, ebbe l’ottima idea di stenografare le lezioni alle quali assisteva, trascrivendo fedelmente le parole così come uscivano dalla bocca del maestro. Questa eccezionale documentazione, nota come Diatribe e Manuale di Epitteto, era originariamente contenuta in otto libri, dei quali soltanto i primi quattro sono fortunosamente giunti fino a noi.

Nei suoi ultimi anni di vita, Epitteto godette dell’amicizia personale dell’imperatore Adriano. Marco Aurelio, che per ragioni di età non ebbe modo di conoscere personalmente Epitteto, nei suoi ‘Ricordi’ parla di lui con la massima deferenza e lo annovera tra le sue guide.

La filosofia di Epitteto è riconducibile ad alcune idee fondamentali, un nucleo di pensiero che si può esprimere in enunciazioni brevi ed essenziali e che hanno l'obiettivo di esprimere la regola aurea della felicità. La sua filosofia è come una grande casa la cui porta d’ingresso poggia su due cardini, la Proairesi e la Diairesi. Di seguito si descrive il percorso, la visita di questo edificio filosofico, premettendo due massime di Epitteto che definiscono - con le sue parole - la regola aurea della felicità.
 

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Tratto da: Epitteto. Wikipedia, L'enciclopedia libera.