Fedro
Fedro (20 a.C. - 50 d.C. circa) è stato un favolista latino attivo sotto Tiberio, Caligola, e Claudio. Nel quadro della letteratura della prima età imperiale, è uno dei pochissimi autori di nascita non libera: infatti era uno schiavo trace (o macedone secondo altre fonti) e nei manoscritti delle sue opere è citato come libertus Augusti, poiché sembra che sia stato liberato dall'imperatore.
I codici tramandano circa novanta sue favole, divise in cinque libri, in senàri giambici, ma il corpus originario era molto più ampio. Tale corpus, fu con ogni probabilità sottoposto, soprattutto in età tardomedievale e rinascimentale, a mutilazioni ed integrazioni di varia natura. La ragione va ricercata nell'utilizzo di queste favole a scopi didattici, data la loro brevità e semplicità, ed in particolare per l'apprendimento dei primi rudimenti del latino. Sono sicuramente attribuibili all'autore anche le favole raccolte nell'Appendix Perottina (dal nome dall'umanista Perotti, curatore della raccolta); altre favole si possono ricostruire dalla parafrasi in prosa.
Non pare che questo umile, ma dignitoso ed arguto favolista, abbia ottenuto fra i suoi contemporanei quel successo che avrebbe meritato, almeno presso il pubblico dotto, ma i suoi testi, riscoperti nel XV secolo, furono ripagati da notevole fortuna in età moderna. Il favolista Jean de La Fontaine gli deve molto e le favolette di Fedro, per il loro stile semplicissimo e i loro contenuti moraleggianti, ebbero notevole impiego, come già si è sottolineato, nell'insegnamento scolastico del latino.
Nel suo primo libro di favole, Fedro offre nel prologo, il suo tributo a Esopo che indica quale fonte da cui ha attinto.