Aristide Gabelli

Aristide Gabelli (Belluno, 22 marzo 1830 – Padova, 6 ottobre 1891) è stato un pedagogista italiano.

Dopo aver seguito gli studi di legge a Venezia, nel 1854 frequentò un corso di perfezionamento a Vienna. Per non prestare il servizio militare nell'esercito austriaco (il Veneto faceva parte all'epoca dell' Impero Austro-Ungarico) si trasferì prima a Firenze, poi a Torino e infine a Milano, dove nel 1861 fu chiamato a dirigere un istituto tecnico e nel 1865 fu nominato direttore del convitto nazionale Longone di Milano.

Nel 1869 si trasferì a Roma dove fece parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione fino al 1874. Fu poi nominato provveditore agli studi di Roma, carica che tenne fino al 1881.

Nel 1880 scrisse Il metodo di insegnamento nelle scuole elementari d'Italia, in cui sostiene la necessità di adeguare i programmi scolastici a quelli delle altre nazioni europee:

«Il maestro deve tener presente che la scuola ha da servire a tre fini, a dar vigore al corpo, penetrazione all'intelligenza e rettitudine all'animo.»

In questa opera Gabelli si oppone nettamente al nozionismo, l'educazione scolastica deve avere principalmente il compito di sviluppare il pensiero, di "formare le teste": "Le cognizioni non poche volte, e forse il più delle volte, dopo un po' di tempo di desuetudine dagli studi, vengono in molta parte dimenticate, quando invece il modo di pensare dura tutta la vita, entra in tutte le azioni umane…".

Nel 1886 fu eletto al Parlamento del Regno d'Italia come deputato per Venezia (rieletto nel 1890). Nel 1888, durante il primo governo di Francesco Crispi fu incaricato di elaborare i programmi della scuola elementare dell'obbligo recentemente istituita. In questi programmi il maestro elementare viene invitato tra l'altro a "stare alla larga dall'istruzione parolaia e dogmatica, a calare l'insegnamento nella realtà".

La scuola secondo Aristide Gabelli deve non solo liberare l'individuo dall'ignoranza, ma anche metterlo in grado di pensare autonomamente esercitando il senso critico, in modo da poter partecipare utilmente alla vita sociale e civile e contribuire allo sviluppo economico del paese.

Aristide Gabelli è stato tra i principali promotori del positivismo filosofico in Italia. Non ne condivise però alcune tendenze, come il materialismo e l'atteggiamento anticlericale. Più che un teorico del positivismo, come è stato Roberto Ardigò, fu colui che volle tradurne in pratica i princìpi nell'organizzazione scolastica. La sua concezione filosofica è considerata molto affine al pragmatismo dell'americano John Dewey.

Il fratello Federico Gabelli (1832-1889) era ingegnere ferroviario e deputato al Parlamento per il Friuli.
 

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Tratto da: Aristide Gabelli. Wikipedia, L'enciclopedia libera.