Johann Wolfgang von Goethe

Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco.

Primogenito di Johann Caspar (1710 - 1782), doctor juris e consigliere imperiale e di Elisabeth Textor (1731 - 1808), nasce verso il mezzogiorno del 28 agosto 1748, nel primo anniversario del matrimonio dei genitori; è un bambino che ha poco di tedesco: è bruno, con gli occhi neri. Si dice che le difficoltà incontrate dalla levatrice nel preservarlo in vita abbiano spinto il nonno materno, Johann Wolfgang Textor, sindaco della città, a istituire l'istruzione ostetrica obbligatoria.

Nel dicembre del 1750 nasce la seconda figlia, Cornelia (1750 - 1777), la sua compagna di giochi dell'infanzia; gli altri quattro, successivi figli, moriranno in tenera età.

Base della sua educazione è naturalmente il latino; oltre al tedesco, un poco di greco e di ebraico, il francese, l'inglese, l'italiano - il padre era stato in Italia nel 1740 e aveva scritto un diario del suo viaggio in italiano - e poi disegno, musica, equitazione, scherma.

Nel 1756 scoppia la Guerra dei sette anni; i francesi conquistano Francoforte il 1° gennaio 1759 e in casa Goethe s'installa il luogotenente François de Théas, comandante della piazza; con le truppe francesi si accompagnano attori e cantanti e Goethe assiste per la prima volta a recite teatrali di Racine, Corneille e Molière, oltre a opere e intermezzi musicali, fino alla partenza dei Francesi, il 2 dicembre 1762.

Nel 1764 gli capita di raccomandare al nonno materno, sindaco di Francoforte, un giovane per un impiego nell'amministrazione; assunto, si scopre che quell'impiegato è un truffatore. Il giovane Goethe è in un primo tempo sospettato di complicità ma presto si riconosce la sua estraneità ai fatti.

Ormai diciassettenne, è tempo per lui di frequentare l'Università: è il padre a scegliere gli studi di diritto a Lipsia e per quella città bella e moderna Johann parte da Francoforte, con la buona somma di 1.200 fiorini per le sue spese, il 30 settembre 1765.

A Lipsia s'inserisce senza difficoltà nella frivola vita di società, così diversa dalla società conservatrice e patriarcale di Francoforte; ha una relazione con una Kätchen Schönkopf, scrive il Die Laune des Verliebten (Capriccio d'innamorato), una poesia arcadica e i Die Mittschuldigen (I complici), una commedia senza pretese e altre poesie musicate da quel Bernhardt Breitkopf, editore di una famosa Casa editrice musicale, del quale Goethe frequenta la famiglia.

Relativamente a questo periodo egli commenterà di avere allora cominciato a seguire la tendenza di «trasformare in un'immagine, in una poesia e di portare a compimento in me quel che mi dava gioia o tormento o che comunque occupava il mio spirito» e che «tutto ciò che si è conosciuto di me sono solo frammenti di una grande confessione».

Una malattia, nel luglio 1768, lo convince a chiudere un'esperienza che egli stesso già riteneva non più sopportabile: il 28 agosto 1768 ritorna a Francoforte senza aver concluso nulla.

Soffre di coliche, ha uno sbocco di sangue e deve subire anche un intervento chirurgico al collo; Goethe non pensa di poter vivere a lungo e si apre all'influsso religioso pietistico della madre e della sua amica Susanna Katharina von Klettenberg, una signora quarantacinquenne che egli ricorderà affettuosamente in Poesia e verità, e nelle Confessioni di un'anima bella. È un breve periodo in cui, oltre a partecipare, in verità senza entusiasmo, a pratiche devozionali, legge la Storia della Chiesa e degli eretici di Gottfried Arnold e l' Imitazione di Cristo. Goethe sarà sempre anticonfessionale pur guardando con simpatia e interesse alla ricerca spirituale e si definirà un eretico che gli ortodossi avrebbero volentieri messo al rogo.

Con il ritorno della buona salute, viene anche il tempo di riprendere gli studi universitari; a Strasburgo potrà imparare bene il francese e studiare in un'Università di cultura tedesca: così, partito alla fine del marzo 1770, il 2 aprile giunge a Strasburgo.

Si fa molti amici, come Johann Heinrich Jung-Stilling, che scriverà La giovinezza di Heinrich Stilling, il futuro drammaturgo Jakob Michael Reinhold Lenz e Johann Gottfried Herder, già noto letterato e filosofo il quale, al termine di un suo viaggio in Francia, era stato costretto a soffermarsi a Strasburgo per un'operazione agli occhi. Per un ammiratore della poesia popolare come Herder, Goethe compone il lied Sah ein Knah' ein Röslein stehn, gabellandogliela come autentica poesia popolare, ne ascolta le tesi sullo spirito nazionale tedesco tanto elaborarle in scritti su Shakespeare e sull'architettura gotica, «l'architettura tedesca, la nostra architettura, mentre gli italiani non ne hanno alcuna da vantare come propria e ancor meno i francesi».

Ha un'impegnativa relazione, nel vicino paese di Sesenheim, con Friederike Brion, figlia di un pastore protestante, nella primavera del 1771, che gli ispirerà diverse liriche, come Willkommen und Abscheid (Benvenuto e addio), Maifest (Festa di maggio), Ob ich dich liebe, weiss ich nicht (Non so se t'amo) e Jetzt fühlt der Engel (Ora l'angelo sente) e, in estate, presenta la dissertazione che avrebbe dovuto procurargli la laurea, che gli viene tuttavia respinta, fatto che gli impedisce di ottenere il titolo di dottore in legge: in sostituzione, il 6 agosto, presenta alcune tesi di diritto che, approvate, gli valgono il titolo inferiore di Licentiatus juris. Saluta Friederike, che rivedrà a Sesenhein amichevolmente otto anni dopo, e ritorna a Francoforte.

Tornato a Francoforte, la città nido, scrive, «nidus, buono a covarci uccellini ma in senso figurato, spelunca, un tristo paesucolo. Dio ci scampi da tanta miseria. Amen». Il 28 agosto 1771, proprio il giorno del suo ventiduesimo compleanno, Goethe ottiene il permesso di esercitare la professione di avvocato, che in realtà abbandonerà di lì a quattro anni.

Continua a scrivere, in quegli anni che annunciano lo Sturm und Drang, la nuova poetica preromantica della Tempesta e Assalto, dal dramma omonimo di Friedrich Maximilian Klinger. Scriverà che in quegli anni «giovani geniali vennero improvvisamente alla ribalta con grandissimo coraggio e presunzione, com'è peculiare a quell'età, e impiegando le loro energie produssero molte cose buone, donarono molta gioia ma, abusandone, diedero molti dispiaceri e provocarono parecchi guai».

Il frutto di Goethe fu la storia drammatizzata, in prosa, Die Geschichte Gottfriedens von Berlichingen mit der eisernen Hand, (Storia di Goffredo di Berlichingen dalla mano di ferro), compiuta alla fine del 1771 che, rielaborata alla fine del marzo 1773, fu pubblicata anonima nel giugno successivo con il titolo Götz von Berlichingen mit der eisernen Hand. Ein Schauspiel. Testo di lettura da non rappresentare in teatro, fu pubblicato con autorizzazione di Goethe nel 1787 finché Goethe non vi ritornerà ancora nel 1804 per adattarla al teatro, cosicché la prima rappresentazione fu data a Weimar il 22 settembre 1804.

Tratto dall'autobiografia dello stesso Götz, scritta nel 1562 e nota a Goethe in un'edizione del 1731, è la vicenda di un piccolo feudatario tedesco che si ribella ai potenti schierandosi con i contadini in rivolta contro l'Impero nella guerra del 1525; Goethe rappresenta la tragedia dell'onestà e della lealtà cavalleresca - in un'epoca in cui la cavalleria era decaduta ad attività di latrocinii, di sopraffazioni e di arbitrii - che soccombono contro la viltà, la corruzione e l'adulazione. Ma è anche la denuncia delle condizioni miserabili di una società che impediscono alle persone d'ingegno di realizzarsi, e opprimono e si oppongono alla virtù.

In realtà Goethe, che segue la concezione möseriana dell'epoca feudale classica come "epoca della libertà", non comprende né la natura reazionaria della rivolta dei nobili né la natura progressiva della rivolta dei contadini, ma individua correttamente il processo storico che trasforma i cavalieri in nobili di corte di Stati assolutisti.

Nel maggio 1772, su consiglio del padre, Johann si trasferisce nella cittadina di Wetzlar, dove è istituita la Corte imperiale di giustizia, un tribunale presso il quale si inscrive il 23 maggio come praticante. Naturalmente non si occuperà di faccende legali: preferisce frequentare la taverna del "Principe ereditario", dove conosce, fra tanti, Karl Wilhelm Jerusalem, figlio di un noto teologo, giovane intellettuale inquieto, innamorato di una donna sposata e l'avvocato Johann Christian Kestner (1741-1800), del quale si conosce un interessante giudizio sul giovane e ancora sconosciuto Goethe.

«Ha molti talenti, è un vero genio e un uomo di carattere, ha un'immaginazione straordinariamente viva, per cui si esprime per lo più con immagini e similitudini. Nei suoi affetti è impetuoso, tuttavia spesso sa dominarsi bene. Il suo modo di pensare è nobile. Libero da pregiudizi quanto più è possibile, agisce come gli viene in mente, senza curarsi di quel che pensano gli altri. Ogni costrizione gli è infatti odiosa. Ama i bambini ed è molto bravo a trattarli. È bizzarro e nel suo modo di fare, nell'apparenza esteriore, ha diverse cose che potrebbero renderlo sgradevole ma gode di molto favore fra i bambini, le donne e molti altri ancora. Ha moltissima stima del sesso femminile. I suoi principi non sono ancora molto saldi, non è quello che si può definire un ortodosso, ma non per orgoglio o per capriccio o per darsi delle arie.

Non ama turbare negli altri nella tranquillità delle loro convinzioni. Odia lo scetticismo, aspira alla verità e alla chiarezza su alcune materie principali e crede anche di avercela, questa chiarezza sulle cose importanti. Ma secondo me, non la possiede ancora. Non va in chiesa, non si comunica, prega raramente: "non sono abbastanza simulatore per farlo", dice. Della religione cristiana ha molto rispetto, ma non nella forma presentata dai teologi. Crede in una vita futura, in una condizione migliore. Aspira alla verità, ma preferisce sentirla più che darne una dimostrazione. Ha già fatto molto e ha dalla sua molte conoscenze e molte letture; ma è più quello che ha pensato e ha ragionato. La sua occupazione principale consiste nelle belle arti e nelle scienze o meglio, in tutte le scienze, tranne quelle che ci procurano il pane... insomma, è un uomo assai notevole».

Kestner è fidanzato con una ragazza, Charlotte o Lotte Buff (1753-1828) che, egli scrive, «non è una bellezza straordinaria ma è quello che si dice una bella ragazza e a me nessuna è mai piaciuta più di lei» mentre Goethe, che la conosce il 9 giugno e la frequenta quasi giornalmente, la definirà una «di quelle che sono fatte, se non per ispirare passioni violente, certo per suscitare la simpatia generale».

L'insistente assiduità della presenza di Goethe provoca la reazione di Lotte che, il 16 agosto, gli dichiara che egli «non può sperare altro che amicizia» e l'11 settembre 1772 Goethe lascia Wetzlar. A Francoforte, riceve da Kestner la notizia che il comune amico Jerusalem si è suicidato il 30 ottobre; vi è tutto l'intreccio del prossimo romanzo I dolori del giovane Werther.

La Germania del Settecento contava almeno 2.000 dazi e dogane ed era divisa in quasi 300 staterelli assolutisti governati da principi che pretendevano di regolamentare, con burocratica e paternalistica pignoleria ogni aspetto della vita, anche privata, dei sudditi – così, per esempio, un’ordinanza del Principato del Baden del 1766, rivolto ai sudditi, stabiliva di «trattenerli dall'errore e di ricondurli dalla retta via, nonché di insegnar loro, anche contro la loro volontà, il modo in cui devono organizzare la vita domestica, di coltivare i campi e di alleviare a se stessi mediante una condizione economicamente più produttiva dell'azienda, gli oneri dei tributi da loro dovuti» - manteneva i contadini nella condizione di servi della gleba, impediva lo sviluppo di una moderna attività economica imprenditoriale – così, esisteva il divieto per molti prodotti di importazione e di esportazione, nel timore che la circolazione all'estero del denaro impoverisse lo Stato o il divieto, in Prussia, di costruire grandi vie di comunicazione, per far sì che gli stranieri impiegassero più tempo nei loro spostamenti, consumando così più denaro.

Ogni governo assoluto può dispensare a piacimento favori e privilegi, esigere qualunque prestazione dai sudditi, vendere i contadini agli Stati esteri come soldati, non riconoscere alcuna opinione pubblica, non rispondere delle proprie azioni.

Tali condizioni, garantite da norme spesso grottesche, rendevano molto difficile lo sviluppo di una classe borghese imprenditoriale e la necessità di venire a patti con la dominante aristocrazia produrranno effetti di lunga durata nella storia tedesca.

Werther conosce e frequenta due giovani fidanzati, Lotte e Albert; s'innamora della ragazza, che pure potrebbe ricambiarlo, ma è respinto da Lotte che ha dato la sua parola ad Albert e può concedere a Werther solo la propria amicizia: la delusione determina il suo suicidio.

Werther è un intellettuale borghese le cui possibilità di realizzarsi sono condizionate dalla capacità o meno di adeguarsi alla realtà delle piccole corti aristocratiche tedesche. Egli vive una duplice contraddizione: l'incapacità di realizzare il fine dell'umanesimo borghese di una piena realizzazione della propria personalità nella viva realtà sociale e l'incapacità di accettare la convenzione pietistica del tempo, secondo la quale l'amore fra uomo e donna, se non permesso, deve trasformarsi in amore fraterno. La contraddizione non si risolve perché Werther non separa gli interessi sociali dai suoi interessi individuali: intellettuale in una Germania semifeudale, non riesce a realizzarsi e la sua coscienza, che non scinde in sé le esigenze della ragione da quelle del sentimento, le esigenze dell'ambizione sociale da quelle dell'amore, lo spinge al suicidio.

Napoleone, nel noto incontro a Erfurt nel 1808, fece rilevare a Goethe proprio la mancata separazione, in Werther, fra ambizione e amore; e infatti un Napoleone seppe ben distinguere, nella sua vita, la necessità della realizzazione del successo politico da quella del sentimento privato: in quanto non diviso dalla realtà di una società ben più matura, egli aveva ben chiara tale distinzione, da lui vissuta nella scissione della propria coscienza. Werther ha invece una coscienza indivisa proprio perché egli vive separato dalla realtà; per continuare a vivere, egli avrebbe dovuto uccidere la sua coscienza, avrebbe dovuto morire nella propria coscienza per poter vivere senza sofferenze nella realtà.

Il successo di questo romanzo epistolare, scritto di getto dal febbraio al marzo 1774, fu straordinario e fu anche pretesto di non poche funeste imitazioni; lo stesso Goethe assistette al recupero del cadavere di una ragazza suicidatasi a Weimar con in tasca il romanzo. La maggior parte dei lettori credette di ravvisare in Werther, come scrisse il Croce «l'apologia della passione e ragione, la protesta contro le regole, i pregiudizi e le convenzioni sociali» non vedendo invece la sostanza reale, la rappresentazione di una malattia, che non è tuttavia la malattia psichica di un individuo, ma è la malattia della Germania dell'epoca.

Quarant'anni più tardi, in Poesia e verità, Goethe scriverà che «l'effetto di questo libro fu grande, anzi enorme, specialmente perché comparve nel tempo giusto. Perché, come basta una pagliuzza per far scoppiare una mina potente, anche l'esplosione che si produsse nel pubblico risultò così potente perché il mondo dei giovani era già minato e la commozione fu tanto grande perché ciascuno veniva allo scoppio con le sue esigenze esagerate, le sue passioni inappagate e i suoi dolori immaginari».

Conosce Klopstock, il teologo svizzero e appassionato di fisiognomica Johann Caspar Lavater, il quale crede di individuare nel profilo dei volti il carattere delle persone e, a questo scopo, fa eseguire dal pittore Schmoll diversi ritratti di Goethe, il filosofo Jacobi, allora ammiratore di Spinoza; Goethe, che mai amò la filosofia, si riconobbe sempre nelle teorie panteiste di Spinoza.

Legatosi nell'aprile 1775 con la sedicenne Lili Schönemann, figlia di un banchiere, rompe il fidanzamento nell'ottobre, non sopportando la prospettiva di un vincolo matrimoniale e il 7 novembre 1775 Goethe giunge a Weimar come precettore del diciottenne Carl August, duca di Sassonia-Weimar-Eisenach, un tipico tirannello tedesco del tempo che governa uno staterello formato dalla capitale Weimar, cittadina di seimila abitanti, la città universitaria di Jena e alcune "ville di delizia". Nel 1776 Goethe è membro del Consiglio segreto, il 6 settembre 1779 viene nominato consigliere segreto e confessa: «mi sembra meraviglioso raggiungere, come in sogno, a trentanni, il più alto grado onorifico che un cittadino tedesco possa ottenere». Otterrà il 10 aprile 1782 il titolo nobiliare dall'imperatore Giuseppe II e nel 1804 sarà ministro.

Gli anni che vanno dal 1776 al 1788 furono segnati dall'amicizia con Charlotte von Stein, donna che si impegnò ad educarlo ai compiti che lo avrebbero atteso come precettore e poi come consigliere del duca.

La von Stein dovette innanzitutto trasformare l'illustre poeta in un uomo di mondo, poi ridurre il viziato idolo del momento in un uomo rispettoso delle regole di vita esistenti nel ristretto e selezionato ambiente in cui viveva la duchessa Anna Amalia. Questi insegnamenti di equilibrio, misura ed autocontrollo, che furono la base della sua evoluzione, vennero ben accettati da Goethe pur costandogli considerevoli sforzi e sacrifici.

I primi dieci anni trascorsi a Weimar, caratterizzati da una certa povertà nella produzione poetica, indicarono proprio questa sua lenta trasformazione. In quegli anni vi furono opere ancora improntate dalla sua poesia precedente, quali per esempio I canti di Mignon inclusi nel Meister, le due ballate Il pescatore (Der Fischer) ed Il re degli elfi (Erlkönig), e lo stupendo Canto notturno del viandante (Wanderers Nachtlied) poesia nella quale l'anima del poeta lentamente si sostituiva al cuore capriccioso che aveva dominato la produzione precedente.

La ricerca della verità ultima dell'anima dominò altre composizioni; scrisse infatti il Canto degli spiriti sopra le acque (Gesang der Geister über dem Wasser), i Limiti dell'umano (Grenzen der Menschheit) ed Il divino (Das Göttliche). In quel periodo (dal 1777 al 1785) Goethe compose anche il romanzo La missione teatrale di Guglielmo Meister (Wilhelm Meisters theatralische Sendung) ed il dramma, del 1779, Ifigenia in Tauride (Iphigenie auf Tauris). Quegli anni, inoltre, lo videro impegnato su diversi fronti come consigliere ministeriale per gli affari militari, per la viabilità, per le miniere e la pubblica amministrazione.

Fu anche sovrintendente ai musei, e nel 1782 venne insignito del titolo nobiliare. Quel periodo di radicali cambiamenti e senza dubbio negazione di sé stesso, finì quando Goethe, nel 1786, all'insaputa di tutti, fuggì in Italia. Trascorse così due anni di piena felicità, nel duplice appagamento dei sensi e dello spirito, grazie all'amore ed all'incanto della civiltà antica.

Il paesaggio, l'arte ed il carattere del popolo italiano incarnarono il suo ideale di fusione di spirito e sensi. Qui egli riuscì a dare la forma definitiva all'Ifigenia in Tauride, che scritta in prosa, trovò il suo compimento nel Blankvers o pentapodia giambica.

Quest'opera venne giudicata il vangelo del moderno umanesimo. Questo dramma, come tutti i drammi di Goethe, fu una tragedia solo in potenza, infatti Ifigenia avrebbe salvato il fratello dalla follia e Toante dall'ingiustizia, ma soprattutto, grazie alla propria forza morale, avrebbe trionfato sul destino e mantenuto la propria libertà. Un altro esempio di questo peculiare intendere il dramma, fu il Torquato Tasso, altra opera portata a termine in Italia (Goethe visitò la Cella del Tasso e la Casa di Ludovico Ariosto a Ferrara e gli antichi palazzi degli Estensi), nel quale lo scrittore tedesco celebrò nel poeta italiano il proprio demone giovanile.

Nel 1788 tornò a Weimar dove trovò una fredda accoglienza. La pubblicazione delle Elegie romane (Römische Elegien), racconto del periodo italiano, suscitò indignazione, come anche la sua relazione con Christiane Vulpius, una modesta fioraia, che in seguito sposò. L'insieme degli eventi chiuse Goethe in una sorta di isolamento sociale, ma soprattutto spirituale. La consapevolezza di essere incompreso e la dolorosa coscienza della propria momentanea aridità poetica lo portarono ad un disprezzo e ad un rifiuto di tutto ciò che fosse lontano dal proprio modo di pensare. La crisi di quegli anni fu gravissima, ma come già in passato, nel 1794, la comparsa e l'amicizia di un uomo quale Friedrich Schiller, lo salvò da tale situazione. Dal 1794 si dedicò principalmente alla letteratura, e dopo una vita di straordinaria fecondità creativa morì nel 1832 a Weimar.

 

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Tratto da:  Johann Wolfgang von Goethe.  Wikipedia, L'enciclopedia libera.