Immanuel Kant

Immanuel Kant (Königsberg, Prussia Orientale, 22 aprile 1724 - 12 febbraio 1804) è stato uno dei maggiori filosofi di lingua tedesca. La sua importanza è da attribuirsi all'innovativa metodologia di studio della gnoseologia, fondata sul criticismo.

La gnoseologia di Kant mette in discussione i fondamenti del sapere per poter appurare quali ambiti della conoscenza possano dirsi validi. Tali riflessioni sono contenute nella celebre opera Critica della ragion pura.

Passando attraverso l'approfondimento della teoria di Isaac Newton approdò all'Illuminismo di cui Kant evidenzierà i meriti e i limiti della proclamata libertà di ragione nell'operetta Risposta alla domanda:che cos'è l'Illuminismo? (1784). Il decisivo incontro con lo scetticismo di David Hume (che, secondo le parole dello stesso Kant, lo "risvegliò dal sonno dogmatico"), che aveva teorizzato l'impossibilità di fondare la conoscenza ed il sapere, lo indusse ad indagare sui fondamenti della conoscenza.

Su questa via, Kant indagò la ragione come strumento di conoscenza, per scoprirne i limiti e le potenzialità. L'innovazione conseguita consistette nel rovesciamento del rapporto tra l'oggetto e il soggetto conoscente: nella gnoseologia kantiana non è più il mondo sensibile che forgia il pensiero umano, ma viceversa è l'uomo che modella la realtà applicandovi le proprie leggi conoscitive.

Il perimetro della conoscenza in una filosofia post-kantiana esclude l'io, la cosa-in-sé (ovvero la materia, di cui nemmeno la scienza dà definizione) e Dio. Per l'io e Dio il motivo è che "la ragione che pretende di parlare dell'incondizionato cade in contraddizione" e l'incondizionato in quanto libero può porsi al di sopra del principio di non-contraddizione, tenendo condotte incoerenti. Senza questo principio, come mostrava Aristotele, resta solo l'opinione e non si da verità necessaria; per ragionare dell'io e di Dio, la filosofia dovrebbe negare la libertà che è la loro essenza.

Il paradosso delle due totalità che la filosofia si portava dietro fin dall'inizio, viene accantonato dicendo che è inevitabile che vi sia un paradosso, e che questo compare all'inizio del pensiero filosofico perché è all'inizio del dispiegamento dell'Assoluto che è la storia della filosofia.

Nacque nel 1724 a Königsberg (odierna Kaliningrad), quarto di nove figli, dei quali solo cinque raggiunsero l’età adulta. Trascorse l’intera vita nella città natale, allora capitale della Prussia Orientale, e nei suoi dintorni. Il padre, Johann Georg Kant (1682-1746), era un artigiano tedesco originario di Memel, al tempo la città prussiana più settentrionale (oggi Klaipėda, in Lituania); la madre, Anna Regina Porter (1697-1737), figlia di un sellaio, era una seguace del pietismo.

L'educazione religiosa impartitagli dalla madre continuò anche nel Collegium Fredericianum (il cui direttore era da poco diventato Franz Albert Schultz), il più importante punto di riferimento d'attinenza specifica sullo studio del pensiero di quel periodo. Al collegio Kant studiò molto il latino, poco il greco (limitato al Nuovo Testamento) e quasi per nulla le materie scientifiche. Nel 1740, Kant uscì dal collegio per intraprendere studi filosofici, di teologia e di matematica all'università di Königsberg, dove fu allievo di Martin Knutzen, docente di matematica e fisica newtoniana. Il suo interesse per Newton, ma anche per le scienze in generale, si manifestò in questo periodo nello scritto Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive, nel quale Kant si soffermò sul problema del calcolo dell'energia cinetica dei corpi. È questa un'opera dalla forte e chiara impronta illuministica: possiamo infatti ritrovarvi le prime tracce del suo "sapere aude", con il quale demolisce l'autorità dei pensatori precedenti in nome di nuove scoperte sorrette dall'intelletto (è chiaro il rinvio a Francesco Bacone).

Dal 1747 al 1754 ebbe delle esperienze come precettore privato; sono questi gli anni più difficili della sua vita, durante i quali è costretto ad una grande fatica per guadagnarsi da vivere, ma sono anche ricchi di stimoli per i suoi studi in ambito scientifico. Nel 1755 ottenne la licenza di magister, mansione che esercitò per quindici anni. Non ha però ancora uno stipendio fisso (viene pagato direttamente dagli studenti), e ciò lo obbliga a lavorare molto; prepara meticolosamente le sue lezioni, dimostrandosi un buon insegnante e piacevole da ascoltare. Nel 1770 lavorò come vice-bibliotecario presso la Reale Biblioteca, nello stesso anno in cui pubblicò la "Dissertazione", testo grazie al quale riuscì ad ottenere la cattedra di metafisica e logica all'università di Königsberg, dove svolse la professione sino alla morte avvenuta nel 1804, adempiendo con scrupolosità ai suoi doveri accademici anche quando per debolezza senile gli divennero estremamente gravosi. È in questi anni che prepara e poi scrive le sue tre più grandi opere: la Critica della ragion pura, la Critica della ragion pratica e la Critica del giudizio.

La vita di Kant fu priva di avvenimenti sconvolgenti, dedicata interamente alle attività intellettive, a cui fece cornice uno stile di vita regolare ed abitudinario. La sua giornata cominciava alle cinque, subito dedicata al lavoro, e continuava con la colazione insieme agli amici (in prevalenza filosofi), poi una passeggiata, il riposo alle dieci... Non lasciò mai la sua città natale, neanche dopo la chiamata dell'università di Halle che gli offriva uno stipendio più alto, un maggior numero di studenti e di conseguenza anche maggior prestigio. Era convinto che Königsberg fosse il posto ideale per i suoi studi. L'unico fatto che uscì fuori dai canoni di una vita completamente dedicata allo studio, fu lo screzio che ebbe con il governo di Prussia a seguito della seconda edizione, pubblicata nel 1794, di Religione nei limiti della semplice ragione, ma con l'incoronazione di Federico Guglielmo III la libertà di stampa venne ripristinata e Kant rivendicò la libertà di pensiero nel Conflitto delle facoltà, del 1798. Morì nel 1804 colpito dal morbo di Alzheimer.
 

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Tratto da: Immanuel Kant. Wikipedia, L'enciclopedia libera.