Lisandro

Lisandro, Stratega spartano (440 ca. - 395 a.c. ) che guidò Sparta nell'ultima, concitata, fase della guerra del Peloponneso.

Nel 405, dopo la sconfitta degli Spartani presso le isole Arginuse, Lisandro guidò la flotta spartana come Navarco nella battaglia di Egospotami, dove la flotta ateniese, affidata a comandanti inesperti e incapaci, fu completamente annientata.

Lisandro ordinò a quel punto di assaltare l'Attica e cingere d'assedio le mura di Atene.

Gli Ateniesi, in preda al terrore, non accettarono le pesantissime condizioni di pace imposte dagli Spartani, consapevoli che una vittoria spartana avrebbe significato la fine della democrazia; trovarono la forza per reagire, allestirono di nuovo una flotta che difendesse il Pireo, rinforzarono le difese terrestri, affrancarono tutti gli schiavi in grado di combattere e armarono ogni uomo in grado di reggere una lancia: così Atene poté prolungare di qualche settimana la resistenza a una sconfitta ormai inevitabile. Ma nel 404 lo stesso Lisandro guidò la flotta spartana, composta però da navi inviate dagli alleati siciliani di Sparta, verso i porti di Faleron e del Pireo.

Il porto di Faleron era stato già abbandonato dagli Ateniesi, mentre a due miglia dal Pireo, porto ancora presidiato dagli assediati, la flotta Ateniese fu imbottigliata da quella Spartana, e i marinai Ateniesi, convinti di essere stati ormai abbandonati dagli dei, si gettarono in mare per non cadere in mano agli Spartani.

Atene era ormai bloccata sia per terra che per mare, e i cittadini stremati accettarono la resa: Lisandro aveva trionfato.

Lisandro fece abbattere le lunghe mura del pireo (che collegavano Atene al porto del pireo) come simbolo della libertà ritrovata delle città greche Impose quindi ad Atene e nelle città a lei alleate regimi aristocratici detti dei 10, ad atene invece impose il regime dei 30 (chiamati dagli ateniesi i 30 tiranni) il cui capo era Crizia (discepolo di socrate).

Fu l'unico greco a ricevere onori divini mentre era ancora in vita, strano episodio per un cittadino di Sparta, i cui cittadini si definivano omoioi (= uguali) ed avevano tradizionalmente una vera e propria avversione per il protagonismo. Appoggiò la successione alla diarchia di Agesilao (che era zoppo). Tuttavia la sua fama durò poco. Egli infatti tentò di istituire nuove cariche pubbliche nella città di Sparta, ma per poter fare ciò necessitava del consenso di un oracolo: così tento di corrompere molti oracoli sparsi per la Grecia. I suoi tentativi di corruzione, e le sue riforme, non andarono mai in porto. Lisandrò cadde nel 395, all'età di circa 55 anni (la data di nascita non è sicura), nella battaglia di Aliarto, quando Tebani, Ateniesi e alleati sconfissero gli Spartani per spezzare l'egemonia spartana sulla Grecia, egemonia che, nonostante questa pesante sconfitta, sarebbe comunque durata fino al 371_AC, quando il re spartano Cleombroto, fu sconfitto presso Leuttra dall'inventore di quel terribile schieramento, ribattezzato da Filippo di Macedonia "falange macedone": il tebano Epaminonda.

 

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Tratto da: Lisandro. Wikipedia, L'enciclopedia libera.