Gérard de Nerval

Gérard Labrunie, vero nome di Gérard de Nerval, nasce a Parigi il 22 maggio 1808 da Etienne, medico, e da Marie Antoniette Marguerite Laurent, figlia di un commerciante.

Appena nato, viene affidato ad una nutrice dato che la madre segue il marito, massone e convinto sostenitore di Napoleone, arruolato nel servizio di Sanità dell’Armata del Reno.

Nel 1810 la madre muore di meningite in Slesia, e lì sepolta. La perdita della madre, vissuta forse solo inconsapevolmente data l’età di Nerval, sarà destinata a condizionarlo per tutta la vita. Secondo il parere dominante dei critici, alla base delle celebri figure femminili di Nerval (Sylvie in testa) c’è proprio tale perdita. Essa fu resa ancor più atroce dal fatto che gioielli e ritratti della defunta dovettero essere abbandonati da Etienne durante il passaggio della Beresina: tutto ciò che rimase al piccolo Gérard furono alcune lettere. Il piccolo viene portato a Mortefortaine (nel Valois, Nord della Francia) dal prozio Antoine Boucher che gli farà da maestro.

Nel 1814 torna a Parigi col padre, ma continuerà a trascorrere le vacanze dallo zio che morirà nel 1820. L’ambiente a Mortefortaine è per il giovanissimo Gérard esaltante e fonte di ispirazione per il futuro: lo zio era un grande appassionato dell’occulto e di religioni pagane, e sotto la sua egida Nerval sviluppa un rapporto del tutto particolare con la religione (amava dire «Moi, pas de religion? J'en ai dix-sept!»).

Già durante gli studi liceali, Nerval inizia a delineare tramite una fervida attività letteraria e teatrale il suo gusto per l’ideale “gotico-nazionale-popolare” scagliandosi con la satira contro la poetica della Pléiade.

In questo contesto si inseriscono le sue traduzioni in francese di Goethe, in particolare del Faust, che restano le migliori esistenti.

Negli anni intorno al 1830 stringe amicizia con Victor Hugo, che vede come suo mentore; questi gli ripropone le polemiche interne al movimento romantico, i nuovi poeti tedeschi la rilettura in chiave romantica dei classici francesi. Da qui le raccolte di traduzioni delle Poésies allemandes (Goethe, Schiller ed altri).

Nei primi anni ’30 iniziano i problemi con la legge, che saranno una costante di tutta la sua vita: il primo fermo di polizia per schiamazzi verrà da lui raccontato in Mes prisons (Memoires) e in Angélique. Viene nuovamente arrestato nel 1832 per complotto.

Nel frattempo si è iscritto a Parigi alla facoltà di Medicina presso l’Hotel de Dieu. Innamoratosi nell’estate del 1833 dell’attrice e cantante Jenny Colon, le dedicherà un culto idolatra che acquista forme nuove dopo la sua morte: figura della madre persa, ma anche della donna ideale nella quale si mescolano, con un sincretismo tipico del pensiero di Nerval, Maria, Iside e e la Regina di Saba. Questa donna, coetanea dell’autore, con la sua vita convulsa (madre a 16 anni, sposata due volte e amante di un banchiere olandese) all’inizio si erge per lo scrittore a modello della vita libertina; invece, dopo la sua morte prematura (1842, solo 34 anni) inizia il processo di trasfigurazione che la farà diventare la Aurélia delle Vergini del fuoco.

Con la cospicua eredità del nonno, Nerval viaggia in Italia e costituisce a Parigi un circolo letterario con un misto di dandismo, scapigliatura, maledettismo e tutti quei temi cari alla poetica romantica. Trascorre il resto degli anni ’30 dando la precedenza all’attività teatrale, ma il segno distintivo di questo periodo sono i viaggi: Belgio, Austria, Inghilterra, più volte Germania. Il lavoro teatrale è contraddistinto dall’appartenenza costante al filone magico e infernale. Nei primi anni ’40 iniziano a manifestarsi i primi segni psicotici di Nerval, in particolare presenta tutti i sintomi di un’acuta schizofrenia. Nel 1842 compie un lungo viaggio in Oriente, esaltandosi per la ricchezza di tradizione di quei luoghi che gli forniranno ispirazione per la raccolta di scritti Voyage en Orient del 1851. Tornato in Francia, intensifica di anno in anno le sue escursioni nell’amato Valois. Durante un viaggio a Londra conosce Charles Dickens.

Con l’inizio degli anni cinquanta, la sua situazione sia economica che personale peggiora; è tormentato da frequenti episodi di sonnambulismo, e viene ricoverato sempre più spesso in una sorta di “libertà vigilata” a causa dei frequenti deliri, anche violenti. Tuttavia, la sua produzione non si arresta: è proprio in questi anni che porta a definitivo compimento Angélique, Sylvie, Jemmy, Octavie, Isis, Corilla, ed Emilie, che andranno poi a comporre, assieme alla raccolta di poesie Les Chimères, scritte nell’arco di tutti gli ultimi anni della sua vita, il libro Les Filles du feu, considerato il suo capolavoro e che uscirà nell’anno della sua morte.

La degradazione morale ed economica (peraltro autoinflitta) si fa totale: arriva ad entrare nella malavita cittadina pur di poterne studiare i comportamenti. Dopo una vita passata a raccontare discese all’inferno, è come se egli stesso volesse compiere la stessa esperienza, in una cupio dissolvi che lo porterà ad impiccarsi ad un cancello a Parigi, nella notte fra il 25 e il 26 gennaio 1855.

Il suo “capolavoro nel capolavoro” è considerato Sylvie, ove sottoforma di un narratore fittizio in prima persona Nerval parla della vana ricerca della semplice felicità che aveva provato per la prima e ultima volta da bambino nel Valois.

In Italia questo autore pare ingiustamente condannato all’oblio: chiaro sintomo ne è l’ingiustificata cancellazione di Sylvie dal Catalogo Einaudi della fine del 2006.

 

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Tratto da: Gérard de Nerval. Wikipedia, L'enciclopedia libera.