Publio Cornelio Tacito

Publio (o Gaio) Cornelio Tacito (in latino Publius [o Gaius] Cornelius Tacitus), conosciuto semplicemente come Tacito (55 - 117), oratore, avvocato e senatore romano, è considerato uno degli storici più importanti dell'antichità. Le sue opere maggiori - gli Annales e le Historiae illustrano la storia dell'impero romano del I secolo, dalla morte dell'imperatore Augusto, avvenuta nel 14, fino alla morte dell'imperatore Domiziano, avvenuta nel 96.

Le opere di Tacito contengono molte informazioni sul suo mondo, ma i particolari sulla sua vita sono limitati. Anche il suo praenomen è incerto. Quel poco che conosciamo deriva dagli indizi sparsi nel corpus del suo lavoro, dalle lettere del suo amico e ammiratore Plinio il giovane, da un'iscrizione trovata a Mylasa in Caria e da ipotesi.

Tacito nacque nel 56 o nel 57 da una famiglia equestre; come molti altri autori latini proveniva dalle province, dall'Italia probabilmente del Nord, Gallia Narbonensis, o Hispania. Il luogo e la data esatti della sua nascita non sono conosciuti. Il suo praenomen è un mistero: in alcune lettere di Sidonio Apollinare ed in alcune vecchie e scritti poco importanti il suo nome è Gaius, ma nel manoscritto principale della tradizione il suo nome è Publius. L'ipotesi di Sextus non ha trovato seguito.

Il disprezzo mostrato da Tacito per gli arrampicatori sociali ha portato all'ipotesi che la sua famiglia provenisse da un ramo sconosciuto della gens patrizia Cornelia, ma nessun Cornelius si è mai chiamato Tacito. Ancora, le famiglie aristocratiche più antiche in gran parte erano state distrutte nel caos determinato dalla conclusione della Repubblica, ed è chiaro che Tacito deve la sua posizione sociale agli imperatori di Flavii (Historia 1, 1). L'ipotesi che egli discendesse da un liberto non ha trovato nessun supporto oltre alla sua dichiarazione, in un discorso inventato, che molti senatori e cavalieri discendono da liberti (Annales 13, 27), e tale ipotesi è stata prontamente abbandonata.

Suo padre può essere il Cornelio Tacito che era procuratore della Gallia Belgica e della Germania. Un figlio di questo Cornelio Tacito è citato da Plinio il vecchio come esempio di sviluppo e di invecchiamento anormalmente veloci (Naturalis historia 7, 76), implicando una morte prematura. Ciò significa che questo figlio non era Tacito, ma il suo fratello o cugino - il Cornelius maggiore Tacito può essere uno zio, piuttosto che suo padre. Da questo legame e dall'amicizia bene attestata fra Plinio il giovane ed il Tacito più giovane, gli studiosi traggono la conclusione che le due famiglie erano di categoria, facoltà e origini simili: ceto equestre, ricchezza significativa, famiglie provinciali.

La provincia esatta della sua origine è comunque sconosciuta. La sua unione alla figlia del senatore narbonese Gneo Giulio Agricola può indicare che provenisse dalla Gallia Narbonensis.

La possibile origine spagnola del Fabius Iustus al quale Tacito dedica il Dialogus suggerisce un legame con la Spagna. La sua amicizia con Plinio indica nell'Italia del Nord il luogo della sua origine. Nessuna di queste prove è conclusiva. Gneo Giulio Agricola potrebbe conoscere Tacito per altri motivi. Marziale dedica un componimento a Plinio (10, 20), ma non a Tacito che era più famoso. Nessuna prova esiste che gli amici di Plinio dell'Italia del Nord abbiano conosciuto Tacito, né le lettere di Plinio suggeriscono che i due uomini abbiano condiviso una provincia. L'opposto, in effetti: la prova più forte è nella lettera 23 del libro 9, che riferisce come a Tacito sia stato chiesto se fosse italiano o provinciale e alla sua risposta poco chiara, un po' oltre gli sia stato chiesto se fosse Tacito o Plinio. Poiché Plinio proveniva dall'Italia, Tacito deve provenire da un'altra provincia e la Gallia Narbonese è l'ipotesi più probabile.

La sua discendenza, la sua abilità oratoria e la sua simpatia occasionale per i barbari che hanno resistito alla lex romana (per esempio, Annales 2, 9), hanno condotto qualcuno a suggerire che provenisse da una famiglia celtica.

Infine si ricorda una tradizione tarda che, rifacendosi ad un passo dell'Historia Augusta relativo alla vita dell'imperatore romano Claudio Tacito (275 - 276), attribuisce i natali dello storico alla città di Terni.

Da giovane studiò retorica a Roma, come preparazione alla carriera nella magistratura e nella politica; come Plinio, potrebbe aver studiato sotto Quintiliano. Nel 77 o nel 78 sposò Giulia Agricola, figlia dell'Agricola generale; niente si sa della loro unione o della loro vita domestica, a parte il fatto che Tacito amava cacciare.

All'inizio della sua carriera (probabilmente è questo il significato di latus clavus, contrassegno del senatore) diede grande impulso Vespasiano, come dice nelle Historiae (1, 1), ma fu sotto Tito che entrò realmente nella vita politica con la carica di quaestor, nell'anno 81 o nell'anno 82. Proseguì costantemente nel suo cursus honorum, divenendo praetor nell'88 e facendo parte dei quindecemviri sacris faciundis, un collegio sacerdotale che custodiva i libri sibyllini ed i giochi secolari. Tacito afferma che nel 63 a.E.V. Gerusalemme fu presa e Gneo Pompeo entrò nel santuario del tempio, lo trovò vuoto. All'interno non c'era l'arca del patto. Tacito, Storie, V, 9.

Fu elogiato come avvocato e oratore; la sua abilità nel parlare in pubblico si contrappone ironicamente al suo cognome Tacito ('silenzioso).

Ricoprì funzioni pubbliche nelle province all'incirca dall'89 al 93, forse a capo di una legione, forse in ambito civile. Sopravvisse con le sue proprietà al regno del terrore di Domiziano (93-96), ma l'esperienza lasciò in lui cupa amarezza, forse per la vergogna della propria complicità, contribuendo allo sviluppo di quell'odio verso la tirannia così evidente nelle sue opere. I paragrafi 44 - 45 dell'Agricola sono paradigmatici:

«[Agricola] scampò a questo ultimo periodo in cui Domiziano, non più a intervalli o attimi di respiro, ma di continuo e come d'un sol colpo annientò lo stato. [...] Subito dopo le nostre stesse mani mandarono in carcere Elvidio; noi ha fatto arrossire di vergogna la vista di Maurico e di Rustico, noi ha bagnato con il suo innocente sangue Senecione. Nerone almeno distolse lo sguardo dai suoi delitti: li ordinò, ma non rimase a godersi lo spettacolo. Sotto Domiziano, invece, la parte peggiore delle nostre miserie era vedere ed essere visti...».

Divenne consul suffectus nel 97 durante il regno di Nerva, diventando il primo della sua famiglia a ricoprire tale carica. Durante tale periodo raggiunse i vertici della sua fama di oratore nel pronunciare il discorso funebre per il famoso soldato Virginio Rufo. Durante l'anno seguente scrisse e pubblicò sia l'Agricola sia la Germania, primi esempi dell'attività letteraria che lo occuperà fino alla sua morte.

In seguito sparì dalla scena pubblica, a cui tornò durante il regno di Traiano. Nel 100, con il suo amico Plinio il giovane, perseguì Mario Prisco (proconsole dell'Africa) per corruzione. Prisco fu riconosciuto colpevole e fu esiliato; Plinio scrisse alcuni giorni dopo che Tacito aveva parlato "con tutto la maestosità che caratterizza il suo usuale stile oratorio".

Seguì una lunga assenza dalla politica e dalla magistratura. Nel frattempo scrisse le sue due opere più importanti: la Historiae e, quindi, gli Annales. Ha ricoperto la più alta carica di governatorato, quello della provincia romana dell'Asia in Anatolia occidentale, nel 112 o nel 113, come provato dall'iscrizione trovata a Milas. Un passaggio negli annali indica il 116 come il terminus post quem della sua morte, che può essere posto più tardi nel 125. Non si sa se ha avuto figli, ma la Historia Augusta riporta che l'imperatore Marco Claudio Tacito lo ha indicato come antenato, ma questo fatto è probabilmente falso.

 

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Tratto da: Publio Cornelio Tacito. Wikipedia, L'enciclopedia libera.