iLa notte...

 

Dopo che Valerio fu andato via, chiusi la porta a chiave, lasciando le stesse infilate nella serratura. Un’abitudine, quest’ultima, che avevo da sempre.

Iniziai a salire le scale, mi sentivo spossato. Erano successe troppe cose nella stessa giornata. La scoperta di Daniela.  Per la prima volta avevo puntato una pistola contro un uomo, è vero la pistola era finta, ma il gesto rimaneva e mi sconvolgeva. Continuavo a non avere notizie di Claudia e mi accingevo ad entrare nel letto con una donna che trovavo attraente sotto molti punti di vista. Mi venne in mente una vecchia frase, ormai inflazionata: “Fermate il mondo, voglio scendere!”, ma forse io avevo voglia di salire.

Entrando in camera da letto non potei fare a meno di notare il buon gusto di Bonomi. Era arredata con semplicità. Il letto, dalla base in legno chiaro, minimalista. Sopra il letto una mensola, con dei faretti e sopra, poggiati, alcuni libri. Una poltroncina e uno scrittoio d’epoca completavano l’arredamento. L’armadio era collocato nel piccolo ingresso da cui si accedeva sia alla camera che al cucinino. Sul lato destro della stanza una porta dava l’accesso al bagno, di fronte una finestra si affacciava sul panorama.

Daniela era seduta sul letto e, malgrado si vedesse che era stanca, mostrava intatto tutto il suo fascino.

Posai lo zaino e la borsa del PC in un angolo, mi sedetti sulla sedia posta di fronte allo scrittoio, guardai Daniela e chiesi: “E ora, signorina?”. Dovetti dirlo con il tono di voce di un ragazzetto al suo primo incontro in hotel con una donna. “Adesso vorrei darti il bacio che non sono riuscita a darti prima…” .

Daniela si alzò dal letto e mi si avvicinò. Volevo anch’io quel bacio, ma Claudia era ancora dentro di me. Daniela avvicinò le sue labbra, ma all’ultimo istante deviò e mi stampò un bacio tenerissimo sulla guancia. “Se non ti spiace faccio una doccia.” disse subito dopo e, senza aggiungere altro entrò nel bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Dovevo fare qualcosa. Avevo bisogno di tenere la mente occupata. Presi il portatile, lo poggiai sullo scrittoio ed utilizzando il cellulare entrai in rete.  Scaricai la posta, nulla di interessante, eccezion fatta per una e-mail. Mi informava che avevo venduto un’altra delle mie foto. Altri “quaranta centesimi guadagnati”. Decisi di cercare con Google l’Abbaye de Boscodon. Comparì un elenco piuttosto nutrito di link, erano quasi tutte pagine in francese, le poche in italiano erano commenti su viaggi fatti o da fare in cui l’abbazia costituiva la meta. Nulla di interessante.

Quando, dopo un tempo che non avrei saputo quantificare, sentii aprire la porta del bagno, senza voltarmi chiesi a Daniela: “Parli il francese?”. Scoppiò a ridere e mi rispose: “Mais ouì, mon amour!”.

Sentendo pronunciare quelle poche parole in perfetto accento francese, istintivamente mi voltai. Era un sogno. Sì, pensai “E’ solo un sogno.”.

Daniela era completamente nuda e mostrava un corpo meraviglioso, non perfetto, ma semplicemente meraviglioso. Rimasi in silenzio guardando la sua pelle bianchissima, le sue forme proporzionate, i suoi seni piccoli, i suoi fianchi. Insomma stavo riempiendomi gli occhi di quella donna che, istante dopo istante, mi appariva sempre più affascinante. 

“Scusami, ma non ho con me nulla per cambiarmi e ho pensato di dare una sciacquata alla mia biancheria”. Quelle parole furono sufficienti a farmi comprendere che non ero un visionario. Lei era reale, ed era lì, davanti a me.

Si infilò rapidamente sotto le coperte, privandomi della vista del suo corpo. “Pensi di passare tutta la notte seduto alla scrivania?”. “No. Faccio una doccia anch’io e vengo a dormire. Perdonami è che…” feci una breve pausa, “Sei bellissima, Daniela”.

Entrai in bagno e mi infilai sotto l’acqua della doccia. Mi resi conto di non aver chiuso la porta, altra vecchia abitudine che mi portavo dietro da quando avevo ricominciato a vivere da solo. Rimasi sotto l’acqua per un tempo indefinito. Nella mia testa giravano mille pensieri.

Rientrai in camera con indosso i miei boxer. Mi poggiai sul letto, senza trovare il coraggio di infilarmi sotto le coperte.

Con la mano Daniela mi chiuse gli occhi. Questa volta il bacio fu reale. Dolcissimo. “Sai, detective, adoro le tue paure. Ma ora credo sia il caso di dormire. Domani abbiamo un viaggio da affrontare”. Sorrise ed aggiunse: “Così prenderai freddo”, ricordandomi che ero poggiato sopra le coperte. Quindi spense la luce.

Fu una notte da ricordare. No, non facemmo l’amore. Ci tenemmo per mano, dormimmo tutta la notte.

La mattina, quando mi svegliai, Daniela era stretta a me, oppure ero io stretto a lei. Pensai: “Non ha importanza”. Avevo paura anche di respirare. Non volevo svegliarla.