iLe coincidenze

 

Intorno alle ventitrè riaccompagnai Daniela a casa, entrambi avevamo bisogno di rimanere soli. Inoltre lei il giorno seguente doveva recarsi in ufficio ed essere in grado di reggere una serie di domande e situazioni che non avrebbero tardato ad approdare in redazione.

Tornato a casa decisi di infilarmi sotto la doccia. Avevo la necessità di togliermi di dosso gli eventi dagli ultimi giorni, ma la mancanza del bagnoschiuma era un ostacolo insormontabile. Rinunciai all’idea della doccia procrastinandola a data da definirsi.

Una volta spogliato, mi buttai sul letto. Accesi lo stereo e optai per un cd di musiche celtiche, uno di quelli che acquisti in un autogrill quando ti senti il mondo crollare addosso.

Il cd acquistato tempo addietro, durante un viaggio di ritorno da Roma, ancora racchiuso nel cellophane, aveva un titolo adatto al momento: “Celtic Magic”. Lo scartai con rabbia, lo inserii nel lettore dell’impianto hi-fi ed alzai il volume ad un livello tale da coinvolgere nell’ascolto buona parte del condominio.

Dopo pochi istanti abbassai il volume. In fondo, non avevo il diritto di chiedere aiuto agli inquilini del palazzo, attirandoli con il frastuono della musica sparata ad alto volume.

Spalancai la finestra della camera da letto per far uscire l’odore del fumo e, soprattutto, far entrare la luce della luna.

Steso sul letto, i miei pensieri iniziarono a vagare tra Claudia e Daniela, fino a giungere alle rune e alle misteriose croci templari dell’abbazia francese. Iniziai mentalmente la ricerca di un legame.

Ricordavo la traduzione fatta da Daniela relativamente alle croci incise sull’altare al fine di consacrarlo: “… vennero tracciate cinque croci… una al centro a simboleggiare… tra cielo e terra. Quattro agli angoli… a riunire le quattro parti del mondo”.

Accesi la luce e, preso da sopra il comodino il libro sulle rune, iniziai a leggere sfogliando le pagine in modo casuale, fino a trovare quello che cercavo: “Gifu è quindi il collegamento, la riconciliazione o l’integrazione di forze opposte e complementari…”.

Terra e Cielo, due forze opposte e complementari.

Cercai la pagina relativa a Reid: “… fa sì che si stabiliscano le quattro direzioni, consentendo l’orientamento e le proporzioni… portando così a compimento la prima fase della creazione”.

Le quattro parti del mondo?

L’ipotesi, oltre ad essere suggestiva, aveva una sua logica. Ma sapevo benissimo che nel campo dell’esoterismo era facile creare congetture, e dargli forma sconfinando nella fantasia.

Sentivo il bisogno di continuare a leggere, di informarmi e, forse, di convincermi di ciò che stavo creando nella mia mente. Mi alzai dal letto ed accesi il PC con il preciso scopo di consultare l’elenco dei libri in mio possesso. Ricordare a memoria tutti i titoli era un’impresa non adatta ad un uomo di quarantacinque anni.

Iniziai a scorrere il lungo elenco finché non trovai un riferimento interessante: “Il mistero delle Rune”. Il problema era trovarlo in quel grande disordine che regnava tra gli scaffali disseminati ordinatamente per casa.

Ormai il sonno era solo un ricordo, e poi la mattina io non avrei dovuto timbrare alcun cartellino. Come diceva mia madre, non avevo un lavoro.

Dopo circa venti minuti trovai il libro e presi a sfogliarlo alla ricerca di una conferma ma con la segreta speranza di una smentita.

Cercai Reid e con stupore lessi la prima frase posta sotto il disegno della runa: “La verità va cercata dietro le false sembianze di ciò che appare. Sei vicino a scoprirla, non arrenderti”.

La cosa migliore da fare era spegnere le luci, buttare giù un bicchiere di grappa e ricominciare a ragionare con lucidità il giorno dopo a mente fresca e riposata.

Decisi di aprire l’ultima bottiglia di grappa, residuato di una invidiabile collezione del nobile distillato di vinacce. Bevuto rapidamente il liquido ambrato, segno evidente del passaggio in botte o, come sostengono i maligni, dell’aggiunta di caramello, spensi la luce e tentai l’avvicinamento al regno di Morfeo.

Intorno alle quattro del mattino mi convinsi del fatto che, ultimamente, il mio rapporto con il dio del sonno si era fatalmente e irrimediabilmente incrinato.

Giunto a tale conclusione, fu inevitabile riaccendere la luce e riprendere nuovamente a sfogliare il testo che giaceva aperto sul letto nello spazio una volta occupato da Claudia.

Dopo aver girato distrattamente alcune pagine, venne naturale puntare su Gifu, la runa della sesta colonna: “C’è bisogno di un comodo rifugio dove ritemprarsi dopo la battaglia e prepararsi a ripartire”.

L’unico rifugio a mia disposizione distava più o meno seicentosettanta chilometri da Torino, circa sette ore di auto, considerando le ridotte potenzialità della mia vecchia Laguna.

Per una volta decisi di seguire i consigli dell’occulto. Venti minuti per infilare il necessario in un borsone, ed ero già in viaggio per Roma.

Avrei pranzato nella città eterna, comodamente seduto a tavola, sentendo le lamentele della mia strega preferita: mia madre.