Il testamento

 

Sono le ultime righe della mia esistenza. Prego coloro che qui non compariranno di non prendersela, ho poco tempo ancora, non li ricorderò tutti.

A coloro che qui non nomino, lascio ciò che non ho più: la memoria.

A Lucia lascio i miei ricordi più cari, non valgono molto ma sono convinto che li apprezzerà.

Ad Antonio lascio la simpatia che provai per lui la prima volta che sedendogli di fronte lo sentii parlare, peccato sia svanita nel tempo.

Ai miei figli lascio ciò che ho costruito in questi anni, sogni, amore, illusioni. Credo sia poco, ma è ciò che di più prezioso ho.

A mia madre lascio la riconoscenza per avermi insegnato il coraggio della disperazione. Quel coraggio che, oggi, metto nello scrivere queste poche righe.

A mio padre lascio le mie paure. Andranno ad arricchire le sue.

A te, che non nomino, lascio le mie passioni, ciò per cui ho vissuto. L’alcol, il fumo, le donne e quant’altro di bello ed effimero esiste.

Alle donne a cui ho donato un istante di tenerezza, lascio il ricordo del mio corpo.

A te mia amata lascio la mia forza, fai di lei l’uso migliore che puoi farne, gettala via od usala, decidi tu.

Al prete che, contro la mia volontà, mi darà l’ultimo saluto voglio lasciare una preghiera: non dire che ero buono, fragile o ciò che di solito conviene dire. Dio sa che menti e non è bello per un prete mentire.

A tutti lascio le mie favole, a coloro che mi hanno conosciuto ed a coloro che non potranno più conoscermi.

Ora vado, scusate ancora, ma il tempo è poco e nominarvi tutti sarebbe lungo.

Con simpatia Vi saluto