I voli del Gabbiano Dany

 

A volte nascere gabbiano ha i suoi vantaggi, provate ad immaginare il piacere di volare sempre più in alto, di sfiorare le nuvole, e poi il giorno dopo la luna, e magari con un po’ di volontà le stelle. È vero nascere gabbiano ha i suoi vantaggi, un gabbiano nasce con le ali, ma ciò non basta, infatti per volare serve una coda, e  ancora non basta, già perché potreste avere delle grandi ali, una bellissima coda, ma non dovrete aver paura di volare, e leggendo la storia del Gabbiano Dany capirete cosa voglio dire.

 

       Il Gabbiano Dany, era un bellissimo gabbiano, con ali forti, un bel becco giallo, e soprattutto amava volare, ma la sua storia era iniziata un giorno in cui la temperatura era mite, i ghiacci si stavano sciogliendo, ed il giovane gabbiano cominciava a sognare di raggiungere le stelle, la madre, Giovanna, più di una volta lo aveva rimproverato, “Dany non devi allontanarti dal nido! Sei ancora troppo piccolo!”, ma il piccolo Gabbiano Dany sognava le stelle, e cosi ogni volta che poteva si esercitava nel volo, appena poteva iniziava a sbattere le ali, imparava a direzionare il volo movendo la coda. Ma la primavera stava giungendo, ed insieme alla primavera le grandi aquile che volteggiano oltre le nuvole.

 

       Cosi un giorno, mentre il Gabbiano Dany si esercitava nell’arte di volare, a pochi metri dal nido, senti il fruscio di due ali possenti che solcavano il cielo, si fermò affascinato, volto gli occhi al cielo e vide una meravigliosa aquila che volteggiava alta nel cielo, pensò “un giorno, anche io sarò lassù, io voglio volare in alto!”, ma poi il fruscio delle ali smise, l’aquila aveva teso le ali e stava scendendo velocissima verso il piccolo Gabbiano Dany, Giovanna vide la scena, non esito ed in pochi istanti era affianco al suo piccolo cucciolo, ma nello stesso istante in cui raggiungeva colui che più amava, l’aquila possente ed invidiato padrone del cielo aveva raggiunto il piccolo Gabbiano Dany. Fu un solo momento, un solo scomposto batter d’ali, l’aquila aveva afferrato il piccolo Dany per la coda, Giovanna, la mamma, per il becco. L’aquila, pensando ai suoi piccoli che aspettavano la cena nel nido, dispiego le possenti ali, mamma Giovanna pensando al suo piccolo Dany non lascio la presa. L’aquila riprese il volo, nei suoi artigli vi erano solo tre penne, mamma Giovanna aveva salvato il piccolo Gabbiano Dany.

 

       Ma una cosa era successa quel giorno ed il Gabbiano Dany lo scopri il giorno dopo. Infatti quando provo a volare nuovamente, la sua coda, sulla quale erano rimaste solo due penne, una a destra ed una a sinistra, non riusciva più ad orientare il volo, ma per il Gabbiano Dany non importava, l’importante era volare, era sognare le stelle.

 

       Passò qualche mese, ormai il Gabbiano Dany,era diventato abbastanza grande da poter spiccare il volo, un volo vero, uno di quelli che ti portano sopra le nuvole, e malgrado la coda mutilata, nell’intero stormo era lui il gabbiano che volava più in alto. Certo non era facile con quella coda riscendere, gli altri gabbiani volavano alto, poi planavano sull’acqua o sul ghiaccio, ma nessuno volava cosi alto come faceva lui. Però quando scendeva, si udiva uno “splash”, perché il Gabbiano Dany non poteva planare, non poteva orientare il suo meraviglioso volo, l’intero stormo rideva ogni volta che vedeva scendere verso l’acqua Dany, ma lui non se ne curava, lui un giorno avrebbe sfiorato le stelle.

 

       I giorni passavano fra uno “splash” e l’altro, fra un coro di risate ed un altro, ma il Gabbiano Dany continuava a salire, sempre più in alto, sempre più vicino alle stelle, ma anche l’inverno si avvicinava, il ghiaccio cominciava nuovamente a formarsi, i primi blocchi cominciava a solcare le tiepide acque della baia. Lo stormo sapeva che presto avrebbe dovuto intraprendere un lungo volo verso il caldo. Ma il Gabbiano Dany continuava a salire, ogni giorno un poco di più, le stelle sembravano così vicine, quasi ne sentiva il profumo; che profumo abbiano le stelle chiedetelo a Lui; e cosi una mattina decise che nel suo viaggio verso i caldi mari del sud avrebbe portato con se un frammento di stella.

 

       La mattina presto, allo sbocciar del sole, inizio a dispiegare le ali, l’aria era fredda, ma nulla lo avrebbe fermato, salì cosi in alto che quasi i gabbiani dello stormo non riuscivano a vederlo, sfiorò una stella, ne senti il profumo, ne toccò l’essenza, e poi chiuse le ali, l’aria sul muso bruciava, sapeva che questa volta lo “splash” si sarebbe udito nel raggio di centinaia di metri, la risata dello stormo avrebbe riecheggiato per giorni e giorni. Tutti guardavano in alto, decine di becchi erano puntati sul Gabbiano Dany, il sibilo che si udiva sembrava innaturale, le penne del Gabbiano Dany sembravano incendiarsi, avevano un colore argenteo. Ma non si udì nessuno “splash”, nessuno rise a quel rumore sordo, di ali spezzate, di ghiaccio  che rimbombava, a quella vista di piume che riempivano l’aria, in pochi ebbero il coraggio di avvicinarsi a quella lastra di ghiaccio che il caso aveva posto fra il Gabbiano Dany e l’acqua.

 

       Dopo pochi giorni lo stormo inizio il suo viaggio verso i paesi caldi, non era un viaggio felice come al solito, il piccolo Gabbiano Dany, quel buffo gabbiano con una strana coda, quel buffo gabbiano che voleva portare con se un frammento di stella non era con loro, i suoi “splash” non sarebbero stati uditi nelle calde acque dei mari del sud. In pochi si voltarono indietro a guardare quella piccola lastra di ghiaccio ove ancora si vedeva steso il Gabbiano Dany, tutti sapevano che il viaggio sarebbe stato lungo, e farlo con le lacrime agli occhi non serviva a nulla, non avrebbe ridato le ali, né le penne delle coda al piccolo Dany, così lo stormo si perse all’orizzonte.

 

       Ma non tutti erano partiti, un altro gabbiano, un vecchio gabbiano con le penne ormai del colore dell’argento, era rimasto sui ghiacci, qualcuno sosteneva esistesse davvero, qualcuno diceva di averlo sognato, nessuno fra i gabbiani dello stormo seppe mai se esisteva davvero, ma il Gabbiano Dany ancora oggi  quando sfiora le stelle giura di averlo conosciuto. Ma andiamo con ordine.

 

       Quando lo stormo era ormai lontano, oltre l’orizzonte, un vecchio gabbiano, dalle penne argentee, si avvicino al Gabbiano Dany, lo scosse, e con voce ferma gli disse “se non avrai paura di volare, un giorno porterai con te un frammento di stella”. Il Gabbiano Dany, misteriosamente, riaprì gli occhi “io non ho paura di volare”, disse con voce tremula, allargò le ali, alzo gli occhi, ma non vide nessuno, il freddo era pungente, da giorni non mangiava, ed alla vista del vuoto che lo circondava ricadde nel suo profondo torpore.

 

       Ma la mattina dopo, quando un pallido sole fece la sua comparsa sui ghiacci, che ormai avevano preso il sopravvento, una voce lo destò “se non avrai paura di volare, un giorno porterai con te un frammento di stella”, ancora una volta il Gabbiano Dany alzo gli occhi ad esplorare i ghiacci, ma non vi era nessuno li intorno, eppure quella voce era reale, così come reale era ormai la sua paura di volare.

 

       La voce tornò per diversi giorni, ed ogni giorno il Gabbiano Dany, sentiva le forze tornare, sentiva la paura di volare farsi più lontana. Una notte mentre i lampi dell’inverno che tornava dal suo lungo viaggio, illuminavano il cielo, mentre il sordo rumore dei tuoni riempiva la notte, il Gabbiano Dany raduno le sue ultime forze, allargò le ali e si sollevo di pochi centimetri dal ghiaccio, il vento soffiava forte, Dany ricadde sul freddo ghiaccio, ebbe paura, paura di volare, ma risentì quella voce “un giorno porterai con te un frammento di stella” aprì gli occhi e … E vide un vecchio gabbiano, con le penne colore dell’argento, che brillavano come le stelle. Il vecchio gabbiano disse “aspettami, la tua voglia di sognare” ma subito si corresse “ La tua voglia di volare, merita una ricompensa, non ti muovere!” l’ultima parte della frase suonò come un ordine, un meraviglioso imperativo. Il vecchio gabbiano, dal colore dell’argento, spiegò le ali, non fu un lungo volo, plano con leggiadria su un blocco di ghiaccio poco distante.Su quel blocco di ghiaccio vi erano i resti di un vecchio merluzzo, uno di quei merluzzi che aveva volato nel mare, ormai ne rimaneva solo la lisca, a ricordare i suoi meravigliosi voli a sfiorare le stelle marine. Ma una cosa era rimasta intatta, la coda. Il vecchio gabbiano la stacco dalla lisca con un secco colpo di becco, con delicatezza la sollevo tenendola fra le zampe, riprese il breve volo fin sulla piccola lastra di ghiaccio del Gabbiano Dany.

 

       Quando si posò sul ghiaccio il vecchio gabbiano disse con tono imperioso “voltati!”, il Gabbiano Dany non osò ribattere, si voltò, senti un dolore terribile, ma il vecchio non esitò, “vola fino alle stelle Dany!” ordinò. Malgrado il dolore, il Gabbiano Dany, spalanco le ali, si senti un turbinare di penne, dopo pochi istanti era nuovamente in quel cielo azzurro che per mesi aveva solcato, sentiva nuovamente il vento  arruffargli le piume, gridò:

 

“Io non ho paura di volare!”

Si librò sempre più in alto, alla fine esausto, decise di fermarsi, plano delicatamente su quello che credeva essere una lastra di ghiaccio, ma quando si fermò, quando guardò sotto di lui e vide il mare lontano, capì che era seduto su di una stella. Allora grido nuovamente:

 

“Io non ho paura di volare!”

 

Rimase a respirare il profumo delle stelle, ma poi sentì la necessità di tornare giù, di ringraziare quel vecchio gabbiano dalle penne argentate, che gli aveva restituito i sogni, così spiegò nuovamente le ali, mosse la sua nuova coda e planò con leggiadria su quella lastra di ghiaccio che, senza volerlo, gli aveva fatto ritrovare una coda, la sua coda.

 

       Il Gabbiano Dany si guardò intorno, il vecchio gabbiano non c’era più, si alzò nuovamente in volo per cercarlo, ma del vecchio gabbiano non v’era traccia. Allora il Gabbiano Dany cominciò la sua lenta discesa verso il ghiaccio, e mentre scendeva, vide su una lastra di ghiaccio un piccolo gabbiano senza forze, solo allora capì, cambio direzione e scese vicino al piccolo gabbiano: “se non avrai paura di volare, un giorno porterai con te un frammento di stella”, dopo aver pronunciato quella frase si guardò le penne e le vide brillare al sole come l’argento. Si voltò verso la lastra dove erano i resti del merluzzo, anche loro brillavano come l’argento.

 

       Ogni tanto provate a guardare il cielo, andate oltre le stelle, forse vedrete un piccolo gabbiano argentato, con la coda da merluzzo che volteggia vicino alle stelle, forse se griderete:

 

“Io non ho paura di volare!”

 

Vedrete la vostra coda, e se avrà i riflessi dell’argento, allora sarete certi di non aver paura di volare.