Il sogno della Martora Trizzy

 

La martora è un bellissimo animaletto, una morbida pelliccia, un delizioso musetto ed una folta e lunga coda. Pensate che la coda è lunga quasi come il resto del corpo.

 

La nostra amica Trizzy era una giovane martora canadese, viveva in prossimità di un limpido torrente e, come tutte le martore che si rispettino per procurarsi il cibo si dedicava alla pesca.

 

Trizzy si sentiva piuttosto sola, il posto era meraviglioso, la natura non le faceva mancare niente, eppure Trizzy non era felice. Tutte le sere si sdraiava sotto un vecchio acero ed ascoltava, le storie degli uomini che venivano raccontate dai corvi seduti sui rami.

 

La nostra amica era affascinata da quelle avventurose storie, a detta dei corvi gli uomini vivevano in case sempre asciutte, adornate di oggetti meravigliosi chiamati quadri e dormivano su “letti”, e cioè su delle cose morbide ed ampie, dove di solito si coricavano con le loro spose.

 

Un giorno, mentre pescava, Trizzy vide un corvo seduto poco più in là, si avvicinò lentamente e domandò al corvo: “Forse la domanda può sembrare sciocca Signor Corvo, ma potresti spiegarmi cos’è una sposa?” Il corvo sorrise, ma deliziato dal dolce musetto di Trizzy, cominciò a raccontare degli uomini e delle loro spose. Quando il corvo ebbe finito di narrare si accorse che una lacrima stava solcando il musetto di Trizzy, allora chiese: “Perché quella lacrima dolce martora?” La tenera martora rispose: “Io non sarò mai una sposa. Non cammino a due zampe, non ho capelli lunghi, e ciò mi rende triste”. Il corvo capì immediatamente che Trizzy sognava un grande amore. Forse non aveva idea di cosa fosse un grande amore, ma nella sua fantasia se lo immaginava come una cosa meravigliosa. Il corvo cercò di rasserenarla: “Mia giovane e dolce martora, tu possiedi una cosa che gli uomini hanno smarrito da tanto tempo, la coda. Quella coda che ti permette di sognare, una cosa che nelle storie di noi corvi non viene mai detta e gli uomini crescendo perdono la coda e con essa la capacità di sognare”. Il discorso fra la piccola martora e l’anziano corvo terminò con l’affermazione del corvo, i due si salutarono educatamente, ed ognuno tornò alle sue occupazioni.

 

L’inverno della nostra Trizzy passo tranquillamente. La dolce martora continuava a sognare degli uomini, ascoltava sempre le storie dei corvi e, continuava la sua tranquilla vita lungo il torrente.

 

Con l’arrivo della primavera, però si verifico un fatto nuovo. Infatti, un giorno in cui l’aria era tersa, un gruppo di uomini giunse sulle rive del torrente ove viveva la nostra piccola Trizzy. Fra loro ve n’era uno la cui bellezza riusciva a far ombra alle meraviglie che la natura aveva da sempre donato a quel luogo. Quando la piccola Trizzy lo vide sentì una stretta al cuore, era come se i suoi sogni avessero improvvisamente preso forma.

 

Quella notte stessa, mentre gli uomini era accampati poco distante dal torrente, la nostra piccola martora si mise in cerca del vecchio corvo. Passò quasi tutta la notte, Trizzy era euforica, ed al giungere dell’alba finalmente riuscì a trovare il vecchio corvo.

 

Non diede al vecchio la possibilità di capire cosa stesse succedendo, che iniziò a parlare: “Signor Corvo, tu puoi aiutarmi, io so che hai il potere di trasformare ogni cosa in ciò che desidera!”. Il corvo rispose: “è vero mia tenera martora, ma il mio potere funziona solo in un caso, e cioè quando il desiderio è puro”. Trizzy non diede tempo al vecchio corvo di terminare: “Io lo desiderò con tutta me stessa, voglio essere la sposa di quell’uomo!” Il vecchio corvo, sapendo che un giorno la piccola martora, si sarebbe pentita di ciò, annunciò: “Io realizzerò il tuo desiderio, ma tu, mia piccola martora, dovrai lasciarmi un pegno a dimostrazione del tuo desiderio!” La nostra amica ribadì immediatamente “Qualsiasi cosa tu voglia, signor corvo!” Allora il vecchio corvo, che insieme ai magici poteri aveva il dono di leggere nei sogni degli altri, disse: “In cambio della tua passione tu, mia piccola Trizzy”, era la prima volta che chiamava la martora per nome, “mi donerai la tua meravigliosa coda!” Trizzy non esitò neanche un istante e, con un deciso colpo dei denti, recise la propria coda e la consegnò al vecchio corvo. Immediatamente, Trizzy, venne trasformata in una bellissima donna, dai lunghi capelli color dell’oro e dagli occhi color del cielo.

 

Quando la nostra piccola martora si specchiò nelle acque del torrente, alla luce dell’alba, vide riflessi, nella sua immagine i sogni che per tante stagioni l’avevano accompagnata. Così, senza esitare si recò all’accampamento degli uomini. Questi si erano appena svegliati. Trizzy, si nascose poco distante e, quando l’uomo che tanto l’aveva colpita si recò al torrente, fece in modo che la sua immagine, riflessa nell’acqua, si mescolasse a quella dell’uomo stesso.

 

Quando l’uomo la vide nell’acqua, sentì il cuore accelerare, alzò gli occhi verso Trizzy, ammirò i lunghi capelli biondi e, colpito dal viso di quella donna, decise che quella donna sarebbe stata la sua sposa. Così fu.

 

In tutte le favole che si rispettino ora si dovrebbe giungere alla fine con la frase: “E vissero felici e contenti”. Ma se avrete ancora un po’ di pazienza, vi narrerò come le cose andarono. Se invece andate di fretta, la favola è terminata, decidete voi!

 

Va bene continuerò, ma attenti perché scoprirete una fine diversa da quella che immaginate!

 

La nostra piccola Trizzy, party con il suo sposo, giunse al villaggio ove questi viveva e, si trovo immersa in un mondo nuovo. Le case, i quadri, le feste, tutte cose meravigliose. Ma con il passare delle stagioni, la nostra amica cominciò ad intristire, il tempo passava, la nostra piccola Trizzy sentiva qualcosa mancarle. Il suo sposo era spesso lontano, e la vita del villaggio non riusciva a riempire le sue serate, era come se allontanandosi dalla foresta avesse lasciato qualcosa di se. La casa in cui viveva era accogliente, tutti la trattavano bene, non le mancava nulla. Eppure qualcosa, non sapeva dire cosa, l’aveva abbandonata!

 

Così, in una sera di primavera, la nostra piccola Trizzy, decise di tornare alla foresta. SI recò sotto il vecchio acero, nella speranza di trovare il corvo dai magici poteri. Non dovette cercare a lungo, infatti, il vecchio corvo era lì che l’aspettava: “Bentornata, mia dolce Martora”. Esclamò il corvo vedendola arrivare. Trizzy, si avvicinò e, come fu sotto l’albero chiese: “Dimmi mio magico corvo, perché ciò che tanto desideravo non mi ha donato la felicità?” Allora il corvo, dopo un’attesa che a Trizzy sembro infinita, pronunciò le seguenti parole: “Solo chi ha la capacità di sognare può essere felice mia dolce martora, chi rinuncia ai sogni, chi perde la coda, può vivere in armonia con ciò che pensa di desiderare, ma cosa diversa è la felicità!”

 

Trizzy, comprese solo allora che il pegno, chiestole tempo prima dal corvo, era ciò che di più importante aveva, e cioè i sogni, si girò con aria triste, e senza guardare il corvo disse: “è vero, mio magico maestro, la capacità di sognare, di lottare per i propri sogni, solo ciò può rendere immensamente tristi ma anche immensamente felici. Ti ringrazio per tale insegnamento mio corvo, purtroppo a me non servirà  più”.

 

A quel punto il vecchio corvo, quando la piccola Trizzy aveva fatto solo pochi passi, disse: “La tua coda è qui mia tenera martora, ora a te decidere. Scegli fra i tuoi sogni e quel mondo che hai conosciuto. Scegli tra la certezze che ora conosci e ciò che il fato non ti assicura”. La piccola Trizzy si voltò, non fece in tempo a parlare come se il vecchio corvo le avesse letto nel pensiero si ritrovò nuovamente con il suo aspetto di martora, aveva nuovamente la sua coda, la sua meravigliosa coda, e con essa la sua voglia di sognare.

 

Il vecchio corvo le donò anche la possibilità di trasformarsi in qualsiasi momento da martora in donna e viceversa, ma condizionò tale potere al fatto che Trizzy non lasciasse mai la sua coda. Ogni volta che sarebbe ritornata donna avrebbe mantenuto la coda, nessuno tranne lei l’avrebbe vista.

 

La piccola Trizzy, non rinunciò all’amore, ma forte della sua coda affrontò ciò che dall’amore la teneva lontana, e cioè la paura di sognare.