L’anatra Furfy e lo stagno delle code

 

        Nessuno  sa dire con precisione dove si trovi lo stagno delle code. Molti sostengono che da qualche parte tale stagno esista realmente, ed io ci credo.

 

       Infatti, ne ho sentito parlare più di una volta, la sera dopo il calar del sole, ascoltando le storie che le anatre si raccontano, quando, stanche di una giornata di volo, durante le loro migrazioni, si fermano sui bordi di uno stagno per riposare. Una volta ne sentii parlare perfino da uno stormo di gabbiani, e posta la domanda ad un martin pescatore, sulla localizzazione di tale stagno ricevetti la seguente risposta:“Non so dove si trovi, ma credimi umano, quello stagno esiste”. Il martin pescatore mi chiese anche perché volessi sapere dove lo stagno delle code si trovasse, ed io risposi: “Perché vorrei ritrovare la mia coda, mi serve per tornare bambino e per tornare a sognare”.

 

       Le anatre raccontano una strana leggenda su quello stagno. Si narra, infatti, che chiunque abbia perso la propria coda, possa recarsi sulle rive dello stagno, e se saprà cosa fare riavrà la coda smarrita.

 

       Una volta tanti anni or sono, ascoltavo  il racconto di una vecchia anatra. L’anatra, con le penne ormai quasi bianche, mi disse: “Se vuoi riavere la tua coda, devi cercare lo stagno delle code, immergere le tue zampe nell’acqua della riva, chiudere gli occhi, pensare alla tua coda smarrita, pensare ai tuoi sogni e sempre tenendo gli occhi chiusi, gettare una piuma nello stagno”. A quel punto l’anatra mi guardò, sorrise, e dopo una breve riflessione continuò: “Forse per voi umani andrebbe bene anche un capello; sai una volta, ma non ho certezze in merito, ho sentito di una volpe, che per riavere la sua coda, ha gettato un pelo del suo bellissimo manto color del rame”. Salutai la vecchia anatra, ringraziai, e ripresi il mio vagabondare alla ricerca del leggendario stagno delle code.

 

Ma quella che voglio raccontarvi non è la mia storia, bensì la storia di una giovane Anatra. Una piccola anatra di cui sentii raccontare in una rigida sera di inverno, quando infreddolito mi sedetti sul limitare di uno stagno ad ascoltare le storie delle anatre migratrici.

 

Si trattava di un gruppo di germani reali in viaggio verso i paesi caldi del sud, fra loro vi era una giovane anatra dagli strani colori. Infatti le sue piume, oltre alle penne, avevano un riflesso color del rame. Credetemi, non avevo mai visto un’anatra con tali colori. Quell’anatra, scoprii, si chiamava Furfy.

 

       La storia dell’Anatra Furfy, inizia in una calda giornata del mese di Maggio. Un piccolo gruppo di anatre stava rinfrescandosi presso un limpido stagno, in quel gruppo di anatre  vi erano l’Anatra Furfy e l’Anatroccolo Topino il suo miglior amico. Entrambi erano molto giovani, e desiderosi di conoscere il mondo. Così, mentre le altre anatre del gruppo nuotavano  tranquillamente nelle calme acque dello stagno, l’Anatra Furfy e Topino si addentrarono nel bosco adiacente lo stagno, per esplorare il mondo. Il bosco era pieno di cose affascinanti, funghi colorati, fiori dai mille profumi, ed alti alberi dalla corteccia argentea.

 

       Nel bosco vivevano lepri, conigli selvatici, faine ed una bellissima volpe col pelo dai riflessi del rame. Proprio la presenza della volpe color del rame, aveva portato nel bosco più di un cacciatore con l’intento di catturarla e con lo sciocco scopo di poterne possedere la pelliccia.

 

       Le due giovani anatre, ignare di tal fatto, si avvicinavano a tutto quel che vedevano. La giornata stava passando tranquilla fra mille scoperte, quando quasi nello stesso istante si udirono due terribili e freddi sibili. Era il terribile sibilo di due tagliole, che scattarono quasi contemporaneamente  a poche decine di metri una dall’altra. Nella prima tagliola rimase la coda di Topino, nella seconda la coda della volpe color del rame. La forza delle due tagliole staccò di netto entrambe le code, che, come narra la leggenda, non più unite ai loro rispettivi proprietari svanirono immediatamente nel nulla per raggiungere in un solo istante lo stagno delle code.

 

Il povero Topino, privo della sua coda, perse la voglia di  esplorare il mondo, divenne un anatroccolo triste e senza più sogni. L’anatra Furfy, addolorata per il suo amico decise di andare, da sola, alla ricerca delle stagno delle code. La sua intenzione era di riportare la coda  al suo amico Topino, per restituirgli la voglia di sognare.

 

Il viaggio dell’Anatra Furfy, alla ricerca dello stagno delle code, non deve essere stato un viaggio particolarmente avventuroso. Infatti, nella storia che raccontano le anatre migratrici, di tal viaggio si narra molto poco. L’unica cosa che si tramanda è che l’Anatra Furfy volò per circa tre mesi, sorvolando terre note e poco note, ed ogni volta che vedeva uno stagno planava sulle sue rive nella speranza di aver trovato lo stagno delle code.

 

Ma i giorni passavano     e dello stagno, non v’era traccia alcuna. Una sera l’Anatra Furfy, adagiata sulla riva di un piccolo specchio d’acqua, si domandò dove poteva essere il tanto agognato stagno, ed all’improvviso capì dove si trovava. Era cosi semplice! come poteva non averci pensato prima?

 

Chiuse gli occhi, pensò con amore a Topino, il suo amico, e poi rivolse un tenero pensiero alla volpe color del rame. Quella bellissima volpe, che nello stesso istante in cui Topino aveva visto svanire i suoi sogni, aveva perso la coda. Furfy pensò ai suoi sogni, all’ sua voglia di amore ed alla magia di una coda.

 

Quando l’Anatra Furfy, riaprì gli occhi, si accorse che lo stagno era cambiato, una luce diversa lo avvolgeva. L’Anatra Furfy aveva finalmente raggiunto lo stagno delle code!

 

Sotto il pelo dell’acqua, che ora sembrava incredibilmente limpida, si potevano vedere code di tutti i tipi: di anatra, di gabbiano, di volpe, di castoro, di marmotta, di lupo, insomma le code di tutti gli esseri viventi. Quello però che colpì l’Anatra Furfy, fu l’immensa distesa di code di umani, erano una quantità enorme, sembrava che tutti gli umani della terra avessero smarrito la propria coda.

 

Riavutasi dalla sorpresa, l’Anatra Furfy, si accorse di non esser la sola ad osservare le acque dello stagno. Pochi metri più in là, sulla sua sinistra, vi era la bellissima volpe color del rame. La piccola Furfy, per niente intimorita si avvicinò, osservò la volpe, aveva una lacrima sul muso e lo sguardo triste.

 

L’Anatra Furfy salutò educatamente e poi domandò: “Perché quella lacrima signora volpe?”. La volpe con voce mogia rispose: “Ho ritrovato la mia coda dopo averla cercata per mesi, ed ora posso solo guardarla, non posso riaverla e  ciò mi rende triste”. Né la volpe, né l’Anatra Furfy si accorsero di essere osservate dall’invisibile custode dello stagno delle code. Allora Furfy domandò: “Perché non puoi riaverla?”. La volpe rispose: “La storia narra che per riavere la tua coda devi gettare nello stagno una piuma, e come puoi vedere io non ho piume!”. L’Anatra Furfy ricordò la storia che tante volte aveva sentito raccontare dalle anatre anziane, e ricordò che solo chi aveva perso la coda e desiderava intensamente ritrovarla poteva riaverla. Capì che la sua lunga ricerca era stata inutile, non avrebbe potuto riavere la coda di Topino, ed il suo amico era troppo triste per raggiungere da solo lo stagno delle code. Così Topino non avrebbe mai riavuto la sua coda, ma non pianse, il suo viaggio sarebbe comunque servito a qualcosa.

 

L’Anatra Furfy, si voltò e con il proprio becco staccò una bella piuma colorata, la consegnò alla volpe. “Adesso potrai riavere la tua coda, ora anche tu hai una piuma”. La volpe la guardò con riconoscenza e gratitudine, lanciò nell’acqua quella penna ed in un solo istante riebbe la sua bellissima coda. Si voltò verso l’Anatra Furfy, staccò dal suo meraviglioso manto un pelo color del rame e lo donò alla sua nuova amica.”Conservalo sempre con te. Nessuna volpe oserà mai farti del male, ed io ti sarò sempre vicina, in qualsiasi difficoltà della vita”. La volpe allungò il musetto verso il becco dell’Anatra Furfy, e lasciò su quel becco un piccolo tenero bacio, quindi si volse e senza altro aggiungere riprese a correre felice nei boschi.

 

L’Anatra Furfy contenta di avere un nuovo amico, ma triste per il suo vecchio amico Topino, rimase ad osservare le acque limpide dello stagno e le code che esso custodiva. Quando decise di ripartire, prese il pelo che la volpe le aveva donato, lo lasciò scivolare delicatamente nell’acqua dello stagno e disse: “Mia dolce amica, il tuo pelo sarà custodito dallo stagno che serba in sé le code di tutti quelli che le hanno smarrite. Lo stagno proteggerà la tua coda, ti regalerà sempre nuovi sogni e ti aiuterà a realizzarli”.

 

In quel momento, il custode dello stagno delle code, commosso da tanto amore, decise di parlare: “Tanto amore restituirà la coda al tuo amico Topino, e tu sarai sempre guardata con ammirazione da tutti. Ciò che sto per fare è contro le regole, ma per una volta farò un’ eccezione, perché tanto amore merita una ricompensa”. L’Anatra Furfy si guardò intorno ed intravide una nuvoletta dai contorni sfumati che si avvicinava portando con sé una coda d’anatra: la coda di Topino. Quando la nuvola fu affianco a Furfy, lasciò cadere la coda tanto cercata. Poi avvolse Furfy e dopo pochi istanti disse: “Furfy, continua sempre a sognare e ad amare” . Ed in quello stesso attimo svanì nel nulla, così come dal nulla era giunta. Il sole illuminò l’Anatra Furfy, che ora aveva le penne e le piume con un meraviglioso riflesso color del rame, il colore del manto della volpe.

 

La storia narra che l’Anatra Furfy riprese il suo lungo viaggio, per riportare la coda al suo amico. L’anatroccolo Topino , incredulo, riebbe la sua coda  e con lei la voglia di sognare. Da quel giorno dedicò tutto il suo amore alla piccola Furfy.

 

Quando l’anziana anatra, terminò di raccontare la sua bellissima storia, io capii che quell’anatra color del rame, che avevo ammirato all’inizio del racconto, era l’Anatra Furfy.

 

Ancora oggi, a distanza di tanti anni, sono alla ricerca dello stagno delle code, della mia coda, ed ancora oggi non posso fare a meno di pensare con tenerezza a quella piccola anatra color del rame.

 

Se mai vi capiterà di sedervi sulle rive di uno stagno, ad ascoltare le storie che si raccontano le anatre migratrici al giungere della sera, provate a guardare se fra loro vi è l’Anatra Furfy. Se la vedrete, rivolgete un pensiero allo stagno delle code. Magari un giorno, quando meno ve lo aspettate, anche voi riavrete la vostra coda.