Il compleanno del coniglio di pietra

 

Il cielo grigio di metà pomeriggio annunciava l’arrivo dell’autunno. Il piccolo coniglio di pietra osservava, dalla scrivania dove si trovava poggiato, il lento cadere della pioggia. L’alternarsi delle stagioni era l’unica variazione alla sua monotona vita. Posato su quella scrivania, passava le proprie giornate ascoltando le conversazioni che si svolgevano nell’ufficio di quell’uomo, non riuscendo a comprendere perché l’uomo ed i suoi collaboratori si dessero tanto da fare nel dibattere su argomenti che lui riteneva di scarsa importanza nella vita di qualsiasi animale. Non parlavano mai delle proprie tane o del modo di procurarsi il cibo, solo di rado accennavano a pasti consumati il giorno prima, ogni volta con aria di sufficienza, come se per loro il nutrirsi fosse solo un evento come tanti altri.

 

Distolse lo sguardo dalla finestra, e con un impercettibile movimento si volse verso il calendario posto sulla scrivania, cosi si accorse che l’indomani avrebbe compiuto tre anni. Certo stabilire il compleanno di un coniglio di pietra non è cosa agevole, se è stato un regalo fattoci da una persona importante possiamo ricordare il giorno in cui c’è stato donato, se poi si trattava di una ricorrenza allora ricorderemo il motivo per cui quel coniglio di pietra è giunto fino a noi. Ma il piccolo coniglio di pietra ricordava perfettamente il giorno in cui la ragazza aveva dato vita alla pietra dipingendovi sopra quello che ora lui rappresentava: un coniglio.

 

Stava riflettendo sul fatto che il suo compleanno sarebbe passato come sempre nel grigiore di quell’ufficio, quando accadde un fatto strano, l’uomo allungò una mano, prese il coniglio e, dopo averlo guardato con dolcezza, lo ripose nel taschino della camicia dicendo “domani festeggeremo il tuo terzo compleanno”.

 

La cosa lasciò il piccolo coniglio di pietra senza parole, non che di solito fosse molto loquace, anzi a dire il vero non aveva più parlato con nessuno da quando era stato acquistato. Una domanda continuava a girargli per la testa, come faceva quell’uomo a sapere che domani lui, un piccolo coniglio di pietra, un sasso dipinto, avrebbe compiuto tre anni? Continuava a porsi tale domanda, quando si accorse della piacevole sensazione che gli dava il calore dovuto a quella nuova situazione, in altre parole il trovarsi nel taschino della camicia. Così smise di pensare e rilassandosi si addormentò serenamente.

 

Il piccolo coniglio di pietra fu risvegliato dall’insolito rumore del traffico, un suono che lo riportava al tempo in cui, dal cesto della bancarella ove dimorava, osservava la gente passare. Davanti ai suoi occhi si svolgeva l’incessante passare del tempo, di giorno la gente passava velocemente, sembrava sempre andare di corsa, la sera al contrario il tempo sembrava rallentare ed i viandanti, bambini, adulti e giovani innamorati che si tenevano per mano, si fermavano a curiosare fra le bancarelle. Tali pensieri riportarono alla sua mente un vago ricordo, non ricordava il volto di quell’uomo, che con aria triste si era fermato un giorno davanti al suo cesto, aveva frugato con delicatezza fra le pietre dipinte, lo aveva sollevato lentamente, e dopo averlo guardato aveva pronunciato una strana frase: “Bene, non si sono scordati, vedo che hai un bellissimo codino!”, poi lo aveva riposto nuovamente nel cesto e si era allontanato con calma. Per alcuni giorni si era chiesto cosa volesse intendere quell’uomo, ma poi il passare del tempo aveva affievolito quel ricordo fino a farlo sparire nei vicoli della memoria. Solo ora, dopo tre anni, era nuovamente emerso e poneva nuovamente il suo quesito “cosa voleva intendere quell’uomo?”.

 

I pensieri del piccolo coniglio furono momentaneamente fugati dal fermarsi dell’auto, intuì che erano giunti alla meta, si chiese dove l’uomo lo stesse portando e si domando nuovamente come faceva quell’uomo a conoscere la data del suo compleanno.

 

Una volta entrati, in quella che il nostro piccolo coniglio intuì essere la tana dell’uomo, affacciandosi dal taschino, con discrezione, cominciò a guardarsi intorno. Quella casa aveva qualcosa di strano, non riuscì subito a capire quel che lo circondava, ma poi comprese. Quella strana tana, era ricolma di sogni, ovunque guardasse vedeva, disposti ordinatamente sugli scaffali i sogni di quell’uomo, le sue speranze. Poi l’uomo lo pose delicatamente su di una mensola ed inizio a cambiarsi, lo stupore del coniglio fu enorme, quando vide che quell’uomo aveva una coda, non una coda dipinta come la sua, non una coda di pelo, ma una semplice meravigliosa coda fatta di luce.

 

Ora sapeva chi era quell’uomo, ne aveva sentito parlare, quando da cucciolo la donna che lo aveva dipinto gli aveva raccontato del signore delle code. Si narrava che ancor oggi vi fosse un uomo, che custodiva il segreto delle code, che conosceva l’esatta ubicazione dello stagno delle code, ed era in grado di raccontare delle buffe favole che avevano la particolarità di donare per qualche istante una coda a coloro che l’avevano smarrita. In pochi sapevano dell’esistenza del signore delle code e della sua coda di luce. Ma lui il piccolo coniglio di pietra ne aveva sentito parlare, ed ora sapeva chi era l’uomo che, tre anni prima, gli aveva detto: “Bene, non si sono scordati, vedo che hai un bellissimo codino!”.

 

L’uomo, dopo essersi cambiato, si allontanò dalla stanza e sparì per alcuni minuti. Quando l’uomo tornò, il piccolo coniglio si accorse che il volto di quell’uomo era rigato da una lacrima, lo vide sollevare una cornice ed osservare una foto, ma dalla sua posizione il coniglio non riuscì a vedere di che foto si trattasse, ma intuì che per quell’uomo quella foto aveva un immenso valore. L’uomo ripose la foto con delicatezza, prese il piccolo coniglio di pietra e senza proferire una sola parola attraversò la casa fino a giungere in una stanza avvolta da un misteriosa luce, si sedette a terra e poso il piccolo coniglio di pietra su un tavolino fatto di una tenue luce. Lo sguardo vagava da un punto all’altro della stanza, come a cercare qualcosa che non vi era più o che forse non vi era mai stato. Poi l’uomo inizio a parlare: “So che ti stai ponendo molte domande, senza riuscire a trovare le risposte, ora le avrai poi io ti consegnerò la mia coda, ed il mondo dimenticherà l’esistenza del signore delle code, ma qualcuno inizierà a raccontare del piccolo coniglio di pietra e della sua coda di luce, del segreto che quel piccolo coniglio di pietra custodisce”, l’uomo fece una pausa, distolse lo sguardo e lo puntò nuovamente nel nulla, si capiva che qualcosa lo turbava, ma il piccolo coniglio decise di non fare domande e di attendere pazientemente le risposte che l’uomo aveva detto gli avrebbe dato.

 

Dopo pochi istanti l’uomo riprese: “Molti hanno varcato la soglia di questa casa, ma nessuno ha mai visto il luogo in cui ci troviamo, alcuni vi sono passati attraverso senza accorgersene, solo chi ha conservato la capacità di sognare, la forza di donare amore, può vedere ciò che ora tu inizi a vedere”, il coniglio si guardò intorno e si accorse che quella stanza che prima sembrava occupata solo dal tavolino di luce, cominciava come per incanto ad ampliarsi, ora sul fondo si poteva intravedere immerso nella nebbia lo stagno delle code, e poco distante sembravano ondeggiare al vento delle foglie color dell’oro, con sopra disegnati centinaia di sogni ormai dimenticati. L’uomo disse, una di quelle foglie è la mia, quando avrò terminato di parlare con te su quella foglia rimarrà scritto il mio sogno, ed io l’avrò perso per sempre”. Il piccolo coniglio di pietra non riuscì a trattenersi e senza capire come per la prima volta nella sua vita parlò: “No, non devi perdere il tuo sogno, non puoi farlo, chi custodirà il segreto delle code, chi potrà ridare i sogni a chi li ha smarriti!”. L’uomo attese qualche istante e poi, con gli occhi lucidi, riprese a parlare: “I sogni vanno coltivati, vanno vissuti, si lotta, si gioisce e si soffre per i propri sogni, io non posso più farlo ho perso la forza di sognare e la mia coda di luce si sta lentamente spegnendo, ha bisogno di un nuovo portatore, tre anni or sono ti ho cercato, ricordi?”. “Si!” rispose il coniglio “hai guardato se avevo il codino!”, “Vero, e poi ho atteso, in questi tre anni ho sognato, ho lottato, ma sapevo che era solo un’illusione”.

 

L’uomo strinse gli occhi per contenere le lacrime, il piccolo coniglio di pietra si guardò nuovamente intorno, vide la foto che poco prima l’uomo aveva osservato con amore, quella foto stava sbiadendo. Il piccolo coniglio di pietra sapeva che aveva poco tempo, quando quella foto sarebbe tornata ad essere un foglio bianco, in quel momento l’uomo avrebbe la coda.

 

Anche l’uomo si rese conto che il tempo rimasto era poco, accarezzo il coniglio, guardò la sua foglia dorata ed ancora senza scritte, cinse fra le mani la sua coda e la porse al piccolo coniglio di pietra, in quel preciso istante la foto perse i suoi ultimi colori, la stanza ritornò ad essere come tanti l’avevano vista. E sulla foglia d’oro comparve il sogno dell’uomo, quel sogno che l’uomo non aveva più. 

L’uomo disse “Buon compleanno!” e così com’era comparso, scomparve.

 

Se vi capiterà mai di incontrare il piccolo coniglio di pietra con la coda di luce, sappiate che custodisce i sogni e le code di tanta gente che ha voluto sognare, che ha saputo sognare. Anche se uno di quei sogni lo conserva con maggior cura, è il sogno di chi era chiamato il signore delle code.