La strana storia del Pipistrello Ale

 

Il pipistrello Ale, non era un pipistrello come tutti gli altri, sì certo aveva due simpatiche ali velate, un musetto da topolino, due zampette prensili, esattamente come tutti gli altri pipistrelli del paesino dove viveva, ma una cosa lo faceva differire dagli altri, la sua voglia di conoscere il mondo, e se a ciò unite la sua incredibile capacità di combinare pasticci, capirete che gli ingredienti per una buona storia non mancano. Provate poi ad aggiungere la simpatica codina che il nostro amico mostrava con orgoglio, scoprirete un’altra delle favole della coda.

 

I simpatici pasticci combinati dal nostro piccolo Ale non si contavano più, come quella volta che decise di scambiare quattro chiacchiere con la civetta Luisa, provocando un gran trambusto, in piena notte, in tutto il paese. Quella sera Ale decise di appendersi al ramo proprio sotto a Luisa, lo fece con delicatezza, quando la povera civetta ancora dormiva. Appena sveglia, senza sospettare che qualcuno potesse essere appeso esattamente sotto di lei, Luisa cominciò a guardarsi intorno con i suoi meravigliosi occhioni spalancati. Improvvisamente udì una vocina provenire proprio da sotto le sue zampe, quel suono fu così improvviso ed inaspettato, che la povera Luisa non riuscì a trattenere un grido di terrore, tale urlo udito in tutto il paese, provocò l’immediato accendersi delle luci in quasi tutte le case e, tal contemporanea accensione di luci provocò a sua volta un corto circuito che lasciò per l’intera notte il paese al buio.

 

Una volta, dopo un’abbondante nevicata, decise di sbirciare all’interno di una casa, così si appese senza troppi complimenti sotto una grondaia, la vibrazione provocata dalla presa, effettuata, come dire, con poca delicatezza, provocò il distacco di un grosso blocco di neve che il caso volle toccò terra proprio mentre passava, per rientrare in casa, il gatto Simone, un vecchio e bizzarro persiano, che non prese per nulla bene tal fatto e cominciò a miagolare con rabbia contro il povero Ale. Quella sera ci volle tutta la pazienza della padrona per calmare Simone e consentire agli abitanti del paese di poter dormire.

 

       Insomma, si potrebbe andare avanti per ore a raccontare degli innumerevoli e simpatici pasticci combinati dal Pipistrello Ale. Difficile anche ricordali tutti, ma la storia che voglio raccontarvi, inizia in una sera di metà agosto, quando il caldo della giornata stava lasciando il posto all’aria più mite della notte. Quella sera era particolarmente tranquilla, i turisti avevano cominciato a lasciare il piccolo paese della Maremma, e le serate non erano più animate dalle musiche delle feste paesane.

 

       Il piccolo Ale stava svolazzando serenamente, quando udì un suono delicato che proveniva da una finestra aperta, per nulla intimorito, questa volta a dire il vero con estrema prudenza, entrò dalla finestra e silenziosamente andò ad appendersi sul bastone di una tenda.

 

       All’interno della casa, alla soffusa luce di una candela, un uomo ed una donna ascoltavano, tenendosi per mano, una dolce musica godendo dell’aria fresca che proveniva dalle finestre aperte. Il nostro amico rimase incantato dalla scena che si svolgeva sotto i suoi occhi, l’amore di quel tenero momento sembrava inondare l’intera stanza. Quando la musica fu terminata l’uomo strinse a sé la donna e accarezzandole i lisci capelli, con voce tranquilla, cominciò a raccontare una favola: “Una volta, più di mille anni fa, in questi luoghi viveva una bellissima principessa, che aveva la capacità di trasformarsi nei sogni di coloro che sapevano sognare.” Era la prima volta che il Pipistrello Ale sentiva raccontare una favola con tanta dolcezza. “Quella principessa, aveva dei bellissimi capelli di un colore chiaro e due occhi meravigliosi, di un intenso color del cielo. Era conosciuta da tutti gli abitanti del luogo col nome di Streghetta, un simpatico appellativo datole, proprio perché in contrasto con la sua tenerezza, come a voler sottolineare che dietro tanta dolcezza non poteva che nascondersi una magia. Ma, il caso volle, come sempre succede nelle favole, che un giorno un principe si trovasse a passare per quei luoghi, e incuriosito dallo strano nomignolo della Principessa, decidesse di cercarla.”

 

       A questo punto della favola, la donna con voce sognante disse: “Tesoro, andiamo a riposare, voglio ascoltare il  racconto mentre mi stringo a te”. L’uomo si voltò verso la donna e la baciò delicatamente sulla fronte quindi, senza dire nulla si alzò e, si affacciò alla finestra per godere del dolce profumo che giungeva dalla vallata sottostante.

 

       La donna iniziò a prepararsi per la notte, spazzolò i lunghi capelli e si lavò i denti, mentre il Pipistrello Ale cominciò a svolazzare contento, nell’attesa che il racconto ricominciasse. L’incontro fra la donna ed il piccolo Ale non fu dei più tranquilli, infatti, nell’uscire dal bagno la donna si trovò di fronte il piccolo Ale e lanciò un urlo di terrore, per poi scappare frettolosamente verso la porta di casa.

 

       L’uomo seguì la donna fuori, per domandare cosa stesse succedendo: “C’è qualcosa che vola di là, proprio in camera” disse la donna con voce tremante, l’uomo la accarezzò e quindi rientrò alla ricerca del non identificato oggetto volante.

 

       Una volta entrato nella stanza da letto, l’uomo vide il nostro piccolo amico appeso sopra l’armadio e con fare tranquillo lo apostrofò: “Ehi tu, lassù. Saresti cosi cortese da uscire dalla finestra. Vorrei poter andare a dormire”. “E la favola?” domandò il piccolo Ale. L’uomo non riuscì a trattenere un sorriso: “Solo chi ha una coda può ascoltarla!”, in realtà la cosa non stava in piedi, ma era necessario trovare un modo per far uscire il piccolo pipistrello, possibilmente senza l’uso della scopa. Ale tutto contento rispose: “Io la ho!” e mostrò la propria piccola coda. La situazione stava diventando difficile, l’uomo non sapeva cosa fare, si sedette sul letto e cercò di raccogliere le idee. Pochi istanti dopo il pipistrello lo incalzò: “Allora, poiché ho la coda posso rimanere vero signor Principe?”. “Non sono io il principe, e ti dirò di più non so nemmeno come finisca la favola che stavo raccontando” rispose ridendo l’uomo. “La inventavo man mano che la raccontavo, comunque facciamo così, tu nasconditi in fondo all’armadio, ma guai a te se vieni fuori prima che la favola sia terminata e lei si sia addormentata”. “Sì, signor Principe, farò come mi chiedi” rispose Ale.

 

       L’uomo chiamò la donna, e la rassicurò sul fatto che il pipistrello era uscito. Quando furono uno affianco all’altra, stretti in un tenero abbraccio, l’uomo ricominciò il suo racconto.

 

       “Il principe giunse in una splendida giornata di maggio, lo videro arrivare da lontano, cavalcava un meraviglioso cavallo color dell’argento. Appena arrivato nel centro del paese, scese da cavallo e con gentilezza chiese ad un bimbo: – Mio cavaliere sapresti indicarmi ove posso trovare la principessa Streghetta? – il bimbo, sentendosi chiamare cavaliere, cercò di darsi un tono consono a tal appellativo e rispose: - Alla rocca troverai la principessa, mio Signore.”

 

       Ogni tanto l’uomo si fermava, accarezzava i capelli della donna con tenerezza e poi riprendeva; quei pochi istanti di silenzio gli servivano, per sognare ed immaginare la favola che stava raccontando.

 

       “Il principe, seguì la strada, che conduceva alla rocca, senza risalire a cavallo, voleva percorrere quelle poche centinaia di metri che lo separavano dalla Principessa, pensando a quale sogno avrebbe raccontato. La strada stava terminando e ancora non aveva trovato un sogno da raccontare”.

 

       Il Pipistrello Ale, che era ancora nascosto in fondo all’armadio, ascoltava cercando di non muovere un solo muscolo, il modo di raccontare dell’uomo lo affascinava. Al piccolo Ale sembrava di vivere immerso in quella storia, vedeva il principe salire verso la rocca seguito dal suo meraviglioso cavallo argentato. Ora stava immaginando con trepidazione l’incontro ormai prossimo tra il Principe e la Principessa Streghetta.

 

       “Quando il principe fu giunto al cospetto della dolce Streghetta, capì immediatamente quale sogno avrebbe voluto narrarle, un sogno d’amore, di un amore nato nel preciso istante in cui aveva incontrato lo sguardo della Principessa. La nostra principessa lesse nella mente del principe, rimase colpita, era la prima volta che per realizzare un sogno doveva vivere il sogno stesso”.

 

       L’uomo si rivolse alla donna: “Scusami tesoro, chiudo la finestra, o prenderai freddo”. Il sangue del pipistrello Ale si gelò: “Come farò ad uscire?”. Ma come l’uomo ricominciò a narrare e tale pensiero svanì immediatamente riportandolo sulla rocca.

 

       “Streghetta non sapeva cosa fare, in fondo lo sguardo del Principe le piaceva, ma quante cose avrebbe dovuto affrontare per vivere quel sogno? Ne sarebbe valsa la pena? Il principe sarebbe rimasto lì con lei per sempre? Troppe domande per un sogno solo!”

 

       Il piccolo Ale, sarebbe voluto uscire di corsa per raggiungere la rocca e rassicurare la Principessa, quell’uomo raccontava con tanto amore, che Lei, la Principessa Streghetta non poteva deluderlo, ma quella finestra chiusa era un ostacolo insormontabile, così si rassegnò, poteva solo ascoltare la fine della storia, senza poter dire la sua alla Principessa.

 

       L’uomo si accorse che il respiro della donna si era fatto più tranquillo, rimase in silenzio accarezzandole con tenerezza il viso ed i capelli, si liberò delicatamente dall’abbraccio della donna e si alzò. Una volta aperta la finestra disse: “Ehi, tu lassù, è giunta l’ora di andare”. Il piccolo Ale capì che sarebbe dovuto uscire, con delicatezza volò alla finestra, chiese: “E la storia? La Principessa realizza il sogno? Dai ti prego Principe, dimmi come va a finire”. L’uomo che trovava divertente che il piccolo pipistrello lo chiamasse “Principe”, cercò un finale sbrigativo: “Purtroppo la Principessa ha paura e, ” fece una pausa “trasforma il Principe in un pipistrello argentato, che credo ancora oggi si aggiri per queste pianure”.

 

       Il nostro piccolo Ale salutò cortesemente, ringraziò e riprese il suo tranquillo volo verso casa. Mentre compiva quel breve percorso, pensava all’uomo, alla sua storia, al motivo per cui solo chi aveva una coda poteva ascoltarla. Giunto che fu a casa, si appese a testa in giù e, con quei pensieri confusi per la testa, si addormentò.

 

       La sera dopo, Ale si svegliò di buon’ora, e senza pensarci su volò verso la casa delle favole, o almeno quella che nella sua immaginazione era diventata la casa delle favole. Ma con gran delusione trovò la finestra sbarrata, l’uomo era ripartito portando con sé le sue strane favole.

 

       Il povero Ale, rimase profondamente deluso. “Chi avrebbe riempito le sue serate, ora che aveva scoperto il mondo delle favole?” Ritornando verso casa, ebbe un improvviso pensiero: “Ehi, io ho una coda! Racconterò io le favole”. Nel pensare ciò, si volse indietro per ammirare la sua simpatica codina e, così andò a sbattere proprio contro la povera civetta Luisa, che ancora una volta, sfortunatamente, si trovava lungo il suo volo.

 

       Questa volta, cosa che lasciò perplessa Luisa, il piccolo Ale si scusò con rispetto, poi dopo aver chiesto il permesso si appese ad un ramo poco distante da lei. Senza alcun timore Ale iniziò a parlare “Una volta più di cinque giorni fa, in questi luoghi dimorava un uomo, anzi un Principe. Viveva in un meraviglioso castello. Quell’uomo era conosciuto da quasi tutti i pipistrelli del paese, aveva una lunga coda argentata, che spesso usava al posto del cavallo”. Improvvisamente Ale s’interruppe, guardò la civetta e chiese con estrema cortesia: “Scusa Luisa, ma tu hai la coda?”. La civetta seppur perplessa, rispose a quella strana domanda: “Certo che la ho, altrimenti come farei a volare?”.

 

Nel frattempo diversi pipistrelli, incuriositi, da quella strana storia, si erano appesi ai rami vicini. Quando Ale si accorse di avere un pubblico, con voce timida, ribadì il concetto: “Solo chi ha una coda può ascoltare la mia favola!”

 

Nessuno si mosse, quindi il nostro amico, dando per scontato che tutti avessero una coda riprese la sua strana storia. “Un giorno il Principe decise di raccontare una favola alla Principessa che abitava nella rocca, ma quando si accorse che la principessa non aveva la coda, pensò: - questa principessa non crede alle favole. – Ma decise ugualmente di continuare”

 

Anche se la storia che il pipistrello Ale stava raccontando sembrava piuttosto sconclusionata, nessuno dei presenti si mosse, anzi col passare del tempo un numero sempre maggiore di animaletti del bosco si radunava lì intorno.

 

       La favola raccontata dal nostro pipistrello, finì così come era iniziata, in maniera sconclusionata, come dire, era una storia senza né capo né coda. No, forse una coda l’aveva! Infatti, da quella sera, una volta la settimana tutti gli animali del bosco si riuniscono per ascoltare quella che è stata chiamata  “la strana storia del Pipistrello Ale”. Con il passare del tempo altri hanno cominciato a raccontare nuove favole, e la vita del bosco ha continuato a fluire con maggior serenità.

 

       L’uomo dalla coda argentata, non è più tornato in quei luoghi, ma a quanto si racconta nel bosco, continua a narrare le sue favole in giro per il mondo. Ora in quel bosco, dove i piccoli abitanti, hanno scoperto i sogni che la coda può dare, di lui non c’è più necessità. Ma il suo ricordo rimane vivo nel piccolo Ale e nella sua strana storia, che ancor oggi è raccontata.