Quando la luna scoprì di non avere una coda

 

Per molti ancora oggi il perché Luna non sia sempre bella tonda rimane un mistero, si è vero la spiegazione scientifica di tal motivo è nota, ma questa spiegazione, seppur dimostrata dagli scienziati nasconde una verità.

 

Infatti, la Luna un giorno scoprì di non avere una coda, è da allora che periodicamente perde la sua forma tondeggiante, c’è chi sostiene che lo faccia per nascondersi, chi ritiene che il suo sia solo il tentativo di simulare una coda e chi invece pensa che lo faccia solo perché, dopo aver scoperto l’importanza della coda, voglia ricordare a chi la guarda tal fatto.

 

       Quel che sto per narrarvi, anche se privo di alcun fondamento scientifico, è la vera storia del perché la Luna a volte ci mostra solo uno spicchio di se stessa.

 

       La storia inizia in una notte di primavera. Una di quelle notti in cui il cielo è limpido e l’aria cosi pulita, che guardando la Luna è possibile distinguere con chiarezza i suoi occhi, che ci guardano con dolcezza da quel cielo lontano.

 

Quella sera, la Luna, stava lanciando uno sguardo svogliato verso la terra. Quella terra che ormai da qualche tempo non le riservava alcuna sorpresa, sempre uguale, sempre così distante e monotona, quando notò un uomo seduto in mezzo ad una radura. Quell’uomo visto da lassù aveva uno strano fascino, sembrava tranquillo, era circondato da lucciole ed al tenue chiarore che la codina illuminata delle lucciole diffondeva si poteva intuire che l’uomo stava leggendo un libro.

 

La Luna rimase colpita da tale immagine, ed anche sapendo di andare contro le regole, decise di avvicinarsi un po’, solo per dare una sbirciatina da vicino, così, lentamente, si avvicinò, fatto questo che passò inosservato alla maggior parte degli abitanti della terra, solo qualcuno esclamò: “Ehi, hai visto che bella Luna c’è stasera!”. Una volta che fu più vicina la Luna vide che quell’uomo, che dall’alto sembrava sereno, stava piangendo. Per quale motivo quell’uomo piangeva, si chiese la Luna, in fondo era una bellissima serata di primavera, l’aria era fresca e pulita, il mondo sembrava continuare serenamente ad andare avanti, insomma a guardare da lassù nulla sembrava poter turbare l’uomo.

 

Eppure qualcosa non andava, la Luna provò a sbirciare il libro che l’uomo teneva aperto sulle gambe incrociate, ma malgrado si trattasse di un libro di grandi dimensioni, scritto con ampi caratteri, non riusciva a leggere, la distanza era ancora eccessiva.

 

La Luna sentiva crescere la curiosità, voleva sapere il perché di quel pianto, ed era fortemente incuriosita dal libro. L’unico modo per trovare una risposta a ciò che si stava domandando era raggiungere l’uomo, e porgli direttamente le domande che le giravano per la testa. Presa che fu la decisione, la Luna si fece piccola, cominciò a scendere fino a raggiungere la radura, rimanendo a poche decine di centimetri dal suolo.

 

Ancora oggi gli scienziati s’interrogano su quello strano fenomeno, nessun’eclissi Lunare era prevista per quella sera, la posizione della terra non poteva dare origine ad un’eclissi, ma la spiegazione fu quella, in quella sera di maggio vi era stata un’eclissi di Luna, tale spiegazione mise a tacere il dibattito provocato dall’improvvisa scomparsa della Luna.

 

Ma torniamo alla nostra radura, l’uomo alzò gli occhi ancora velati dalle lacrime, non sembrò per nulla impressionato dalla vista della Luna, che seppur piccola, non si trovava certo nel suo posto abituale. Anzi, sembrava quasi che la stesse aspettando, anche se perplessa per tale atteggiamento, la Luna parlò con voce serena “Dimmi signore cosa leggi di bello?”. L’uomo con aria triste rispose: “Un libro di favole mia splendida Luna”. La Luna continuò: “Devono essere belle, sai sono anni che non sento più raccontare una favola, saresti così gentile da leggermene una?”. In realtà avrebbe voluto chiedere “perché piangi?” ma non ne ebbe il coraggio.

 

L’uomo non si fece pregare, ed inizio con voce ferma a leggere una favola. Quella favola parlava d’amore, di uno strano coniglio e del suo minestrone. Quando l’uomo giunse alla fine gli occhi della Luna erano velati di lacrime. La tenerezza con cui l’uomo aveva letto da quello strano libro la sua favola, l’aveva colpita. L’uomo, senza attendere che la Luna glielo chiedesse inizio a leggere la favola seguente, e poi quella dopo, fino a giungere alla fine del libro, l’ultima frase che lesse prima della parola “fine” fu “Con la speranza di poter tornare a sognare”. Poi si fermò e si asciugò le lacrime, rimase in silenzio guardando la Luna con occhi tristi.

 

Dopo qualche istante la Luna disse: “Sono molto belle, piene d’amore, perché tu piangi?”. L’uomo non rispose, ed allora la Luna riprese il discorso: “Scusami se insisto, ma proprio non riesco a capire, le tue non sembrano lacrime di commozione bensì di tristezza, ed io vorrei poterti aiutare, ma se non mi spieghi il perché del tuo pianto non saprei come fare!”

 

Solo allora l’uomo, guardando la Luna negli occhi cominciò a parlare: “Queste favole le ho scritte per amore, rappresentano i miei sogni, quei sogni che ho visto allontanarsi nel tempo, fino a vederli sparire del tutto, ed ora quando leggo le mie favole rivedo i miei sogni scomparsi”. L’uomo si voltò lentamente guardandosi alle spalle, poi rivolgendosi nuovamente alla Luna, riprese: “Come puoi vedere, io non ho più una coda, l’ho persa e non la ritroverò più”.

 

In quel momento la luna ricordò che tutte le favole appena udite avevano in comune fra loro una coda, è vero alcune parlavano d’amore, altre d’amicizia, alcune di sogni, ma tutte avevano fra loro quel filo conduttore “la coda”. In quel momento la Luna, che tanti uomini, bambini ed adulti aveva fatto sognare, si volse nel tentativo di scovare la sua coda, fu in quel preciso istante che la Luna scoprì di non avere una coda. Forse lo aveva sempre saputo, ma fino a quel momento non aveva mai dato importanza a tal fatto. Ora le sembrava che qualcosa d’importante le mancasse. Come già detto, la Luna aveva fatto sognare tanti uomini, bimbi che immaginavano il suo volto, innamorati che alla sua debole luce si giuravano eterno amore, e tanti altri, ma lei non aveva mai sognato e forse questo era dovuto proprio alla mancanza della coda.

 

Nella radura calò il silenzio, né la Luna né l’uomo parlava, i grilli, che fino a poco prima avevano ravvivato con i loro suoni la radura, sembravano essere diventati improvvisamente muti. Le lucciole spensero le loro codine, come se il mostrare le code illuminate in quel momento potesse ulteriormente turbare i due individui così diversi tra loro, l’uomo e la Luna.

 

Passò diverso tempo, la Luna guardava quell’uomo che sembrava così pieno d’amore, l’uomo si accorse del tenero sguardo della Luna, le porse il libro che conteneva le sue favole, “Prendilo mia dolce Luna, a me non serve più. Portalo con te lassù” e nel pronunciare queste parole rivolse lo sguardo al cielo pieno di stelle che sembravano brillare come non mai. Poi guardo nuovamente la Luna, e riprese: “Quando dall’alto vedrai un bimbo od un adulto triste leggigli la favola che più ti piace in quel momento, non dovrai tornare fin qui, entra nel suo sonno e popolalo di dolci sogni, se la mattina quel bimbo si sveglierà convinto di avere una coda, allora il mio amore non sarà stato inutile, e se un adulto si sveglierà pensando di essere tornato bimbo vorrà dire che su questo mondo vi è ancora amore”.

 

L’uomo si alzò e salutando, solo con un cenno del capo, si allontanò lentamente, la Luna lo chiamò con voce ferma “Ehi! Per te cosa posso fare?”. “Nulla, mia dolce luna” rispose l’uomo piangendo e riprese il suo cammino.

 

La Luna in quel momento capì che non avrebbe potuto continuare la discussione, il sole stava sorgendo e lei doveva andare ad illuminare la notte che stava nascendo dall’altra parte della terra. Così senza fretta ricominciò a salire verso quel cielo da cui da sempre aveva osservato l’amore nascere e morire.

 

Ciò che aveva visto ed udito l’aveva turbata, risaliva portando con se quello strano libro di favole, era impossibile non pensare a quell’uomo triste che con tanto amore l’aveva scritto. Voleva fare qualcosa per quell’uomo, ma cosa poteva fare? Avesse avuto una coda gliela avrebbe donata, ma aveva appena scoperto di non averla, poteva illuminare le sue notti, ma questo non gli avrebbe certo dato sollievo, eppure qualcosa doveva fare, Tanto amore non doveva andare perso.

 

Passarono diversi giorni, o meglio parlando della Luna sarebbe più corretto dire: passarono diverse notti, senza che quel pensiero l’abbandonasse, ogni tanto riapriva a caso il libro che l’uomo le aveva donato e rileggeva una favola. Poi improvvisamente ebbe un’idea: “Io sarò la tua coda!”. é da allora che la luna, ogni volta che vede quell’uomo piangere, trattiene il fiato ed assume la forma che noi da quaggiù chiamiamo spicchio di luna. Non è proprio una coda, ma l’uomo quando la vede sorride, sa che anche se gli scienziati hanno trovato una spiegazione, la Luna lo fa per lui, sperando che un giorno possa nuovamente dare quell’amore che serba in se.