Il viaggio dell’eroe e la ruota zodiacale

(L’Eroe fa ritorno al proprio Regno)

 

Se la preparazione al Viaggio può essere paragonata al periodo che va dall’infanzia all’adolescenza e quindi alla giovinezza, il Viaggio vero e proprio può, per analogia, essere associato all’età adulta. La fase del Ritorno va da sé che è assimilabile ad un concetto di maturità e/o di saggezza.

Volendo tratteggiare, a grandi linee, quali archetipi si attivano nella fase di ritorno, prendendo spunto dal lavoro di Carol S. Pearson “Risvegliare l’eroe dentro di noi”, potremmo verificare che ci potremmo trovare di fronte ad uno dei seguenti: il Sovrano, il Mago, il Saggio o il Folle.

Ma anche ad un mix di questi. Un cocktail dove uno dei sapori sarà più evidente ma parzialmente potrebbero essere presenti persino tutti. La psiche dell’Eroe/Eroina è sicuramente complessa.

L’Eroe/Eroina a questo punto potrà constatare come nel viaggio abbia in realtà affrontato più prove preparatorie a quella centrale, cioè quella più importante e determinante. Ma è solo quest’ultima, che una volta superata, avrà fatto scaturire la vera ricompensa.

È nella prova “centrale”, infatti, che ci si è trovati di fronte alla propria paura più profonda, ossia con il lato più oscuro della nostra ombra. Siamo stati portati alla sfida più estrema che consiste nel sondare e mettere alla prova le nostre forze e percepire e toccare con mano i nostri limiti.

Dopo un’esperienza così profonda, trovarsi oltre significa aver superato la prova ed essere posti nella condizione di poter valutare il risultato e essere in grado di “consapevolizzare” la ricompensa, per ciò che significa al di là del dato di fatto.

Indipendentemente dal tipo e dalla quantità, quindi, che il tesoro conquistato esprime nella superficie, come ci ha trasformati l’esperienza vissuta nella nostra interiorità?

Siamo stati astuti? Siamo stati costanti? Forti? Strateghi? Siamo stati padroni delle nostre emozioni? O non lo siamo stati, ma finalmente le abbiamo contattate e scoperte? Abbiamo avuto fede? Non conoscevamo i nostri limiti ma adesso sappiamo fin dove possiamo arrivare e su cosa  vogliamo lavorare per migliorare o, giustamente, proteggerci senza più vergogna?

Di qualunque cosa si tratti, dobbiamo festeggiare. Non c’è vittoria senza rito e celebrazione. È sufficiente, anche solo, dirsi a voce alta quanto siamo stati bravi. Sta a noi sigillare il superamento della prova, comunque sia stata superata.

A questo punto, occorre tornare a noi stessi, al quotidiano, al nostro Regno. La via del ritorno potrebbe però dover fare i conti con il fatto, che pur essendo sempre noi, nella nostra essenza, siamo però cambiati, trasformati, cresciuti.

Potremmo tornare e non sentire la necessità di fare cambiamenti intorno a noi, o poiché noi siamo diversi, il resto del mondo potrebbe reagire altrimenti a noi e quindi automaticamente il circostante potrà variare proprio perché noi siamo cambiati.

O potremmo essere ciechi e ostinarci a pensare e a interpretare lo stesso ruolo di sempre come nulla fosse accaduto.

Se prevalesse l’atteggiamento dell’archetipo del Sovrano saremmo stimolati a fare un nuovo ordine. Se invece l’archetipo prevalente fosse quello del Mago potremmo perpetuare l’azione di cambiamento/guarigione nel nostro regno, in un continuo divenire. Il Mago compenserebbe perfettamente l’archetipo del Sovrano quando quest’ultimo, immerso nella nuova realtà, tendesse ad irrigidirsi sulle nuove posizioni.

Oppure, il Saggio potrebbe esprimersi stando al di là delle parti, capace e distaccato osservatore delle proprie azioni, dei pensieri e delle emozioni. Infine il Folle, è colui che è capace di mettere in discussione se stesso, di lasciare libera espressione a tutte le parti di sé senza preoccuparsi delle convenzioni e della forma.

Ogni archetipo come sappiamo ha sempre il suo lato ombra. Cadere nel delirio di onnipotenza per un tesoro trovato (o meglio ri-trovato) è una trappola in agguato, se ciò dovesse accadere saremmo immediatamente spodestati e costretti a ripartire “Orfani” a caccia del nostro Graal.

Anche ogni perfezionamento consiste però in un ulteriore Viaggio. Il nostro Eroe/Eroina, quindi, difficilmente potrà dirsi arrivato/a finché avrà un alito di respiro.

Come capire tutto ciò dal punto di vista astrologico, nel Tema Natale e nei transiti planetari?

Dai transiti planetari potremo osservare se l’azione trasformante, del periodo che stiamo analizzando, sta davvero volgendo al temine. Effemeridi alla mano controlleremo l’allontanarsi dei pianeti in questione dai punti critici su cui sono transitati.

Capire quali archetipi avranno la meglio, e qual è la capacità di assimilazione dell’’esperienza, sarà possibile tramite l’ausilio della interpretazione della carta natale, osservando quanto la persona è rigida o innovativa: Saturno e Urano, quanta capacità di trasformazione e connessione possiede: Plutone e Nettuno.

In generale, è importante verificare quanto sono attive le case di apprendimento: Casa 3°, 6°, 9° e 12°. È qui infatti che l’azione intrapresa, nelle case Cardinali (I, IV, VII, X),  e lo sforzo attuativo, delle Case 2°, 5°, 8° e 11°,  devono diventare esperienza.

E’ l’esperienza che ci viene in aiuto per iniziare nuovi progetti, intraprendere altri viaggi, partendo non da zero ma da un livello più alto per poter proseguire nel nostro cammino evolutivo.

L’Epilogo del Viaggio quindi in realtà non riusciamo a “scriverlo” in senso assoluto. Il Viaggio è la totalità della Vita e le singole partenze e ritorni sono solo intermezzi di importanza variabile, sì, ma tutti fondamentali per comporre il puzzle.